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Contro la notte scura, come un colpo d’amore

Necessitiamo avere Fidel presente nella coscienza e nel cuore. Photo: Archivo

Data: 

25/11/2019

Fonte: 

Periódico Granma

Autore: 

Fidel sopravvive. Nessuno lo metta in dubbio. Nella continuità del processo, nel suo constante rinnovo che non si può fermare, nelle nuove iniziative che si sviluppano, nella solidarietà invariabile con le cause più nobili, nel’instancabile lavoro per fare del socialismo  una possibilità sicura.
 
Sarebbe esploso d’indignazione di fronte all’aggressione dell’oligarchia e dei militari di fronte al processo di cambio nella Bolivia di Evo Morales, Misurerebbe quotidianamente il polso popolare che affronta i dettami neoliberali nel Cile che percorse da nord a sud nel tempo di  Salvador Allende, e condividerebbe la verticalità della stragrande maggioranza dei venezuelani con la guida di  Nicolás Maduro e l’ispirazione del suo indimenticabile amico
Hugo Chávez, per non cedere agli appetiti imperiali e ai loro lacchè.
Percorrerebbe tutto il nostro paese con i ministri, le province e le comunità, parlarebbe con la gente nelle strade, conoscerebbe di prima mano le domande e le necessità, dibatterebbe ogni proposta sino ad incontrare la più giusta e precisa e non smetterebbe di prestare attenzione ai problemi, per quanto grandi o gravi, piccoli e puntuali siano.
E guiderebbe, chi se no, la resistenza e la volontà di vincere dei suoi di fronte alla scalata sfrenata e brutale del’impero, nel suo affanno di asfissiarci.
Il Generale d’Esercito Raúl Castro lo ha confermato a Santiago di Cuba nel sessantesimo anniversario della vittoria di gennaio: « A 60 anni dal trionfo possiamo affermare che siamo curati dallo spavento, che non c’intimidiscono il linguaggio della forza né le minacce che non c’intimidirono quando il processo rivoluzionario non era consolidato, e non ci riusciranno nemmeno di lontano, adesso che l’unità del popolo è una realtà indistruttibile, perché se ieri eravamo pochi, oggi siamo tutto un popolo che difende la sua Rivoluzione».
Fidel sopravvive. Nessuno lo metta in dubbio. Nella continuità del processo, nel suo constante rinnovo che non si può fermare, nelle nuove iniziative che si sviluppano, nella solidarietà invariabile con le cause più nobili, nel’instancabile lavoro per fare del socialismo  una possibilità sicura.
Se vogliamo essere fedeli a Fidel, dovremo sempre assumere un illimitato impegno con il miglioramento umano e la giustizia sociale.
Guardarci nello specchio di quel ragazzo che reagiva precocemente contro le disuguaglianze mentre cresceva a Birán; del giovane ribelle che nel processo per l’assalto alla caserma Moncada nutrì il suo allegato con argomenti indiscutibili sulle terribili conseguenze dello sfruttamento e la mancanza d’opportunità dei diseredati; del leader vittorioso che immediatamente dopo aver fatto cadere la tirannia, implementò la Riforma Agraria e auspicò la presenza di massa dei contadini nella capitale; del Comandante in Capo che alla vigilia di  Playa Girón chiamò a difendere «questa Rivoluzione degli umili, per gli umili e con gli umili».
Necessitiamo avere Fidel presente nella coscienza e nel cuore, perché, come ha detto il poeta in una lucida metafora: «Lui incarna la battaglia contro la notte oscura, come un colpo d’amore». ( GM – Granma Int.)