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Fidel e l'orda di codardi

Data: 

04/01/2012

Fonte: 

Prensa Latina

Autore: 

In questi giorni i “coraggiosi guerrieri” della CIA ed i mercenari della cloaca di Miami con la loro succursale a Madrid (diretti da Montaner) si sono alzati confusi e annegati nei loro stessi escrementi. La notizia è stata diffusa al mondo intero: il leader storico della Rivoluzione cubana Fidel Castro è entrato nel libro dei Guinness per essere la persona che più volte hanno tentato di assassinare.

 Anche se loro, per essere gli attori inseriti in questi fatti, dovrebbero essere i primi ad accennare la notizia, “non possono crederci”, pensavano che non sarebbero state riconosciute le loro malefatte! Non è stato il governo cubano quello che ha informato su questi fatti (giacché quando Cuba lo ha fatto, è stata accusata di fare pubblicità rivoluzionaria) ma è stata l’organizzazione Guinness World Records, che non simpatizza per niente con la Rivoluzione Cubana, quella che ha affermato che hanno tentato di assassinare il Comandante Fidel Castro 683 volte.

La notizia emessa  da Winness World Records non  precisa grandi dettagli sugli attori di queste intenzioni. Altri mezzi d’informazione si sono incaricati di indicare, di preciso i giornali cubani, chi sono stati questi facinorosi e quali metodi hanno usato.  Su tutto questo è da tanto tempo che si sono pubblicati molti libri (uno dei più famosi è quello di Fabian Escalante Font “Azione esecutiva. Obiettivo Fidel”) e anche nella Web circolano materiali di video che trattano il tema, però siccome si tratta di Cuba, allora i grandi mezzi commerciali stanno in silenzio. Domanda: Cosa sarebbe stato dal punto di vista mediatico se ci fosse stato solo un paio di intenti d’assassinio contro un presidente di un paese del cosiddetto Primo Mondo?

Nel documentario di Estela Bravo “Fidel, la storia non raccontata”, chiedono al Comandante: -Quanti attentati Le hanno fatto?, lui ha risposto: -Lo saprò quando arriverò al cielo. Oltre ad essere una risposta modesta, perché Fidel non ha mai vissuto facendo sfoggio di tutto questo, né facendo la figura della vittima, è anche un modo di dire che sono stati tanti e che la sua sicurezza personale ha potuto solo nominare quelli che ha scoperto.

Nel 2005, nella programmazione “La notte del 10 a L’Avana”, Diego Armando Maratona gli chiede: - “Quanti attentati ha sofferto Comandante?”, e Fidel risponde:

-“Nessuno perché non hanno mai sparato”.   

“Secondo gli organi d’intelligenza sono stati circa 600 intenti”. “Nessuno di questi mercenari è stato ucciso in una di queste azioni, se loro fossero stati disposti a morire io non sarei stato vivo, non sarei stato qui a parlare con te. La mia fortuna è stata nel fatto che sono mercenari e che volevano godersi i piaceri che gli avrebbero dato i soldi che avrebbero incassato. Davanti a me, con delle camere come queste, là in Cile hanno avuto una mitragliatrice che mi stava puntando però non si sono azzardati a spararmi perché non volevano morire. Questa è la storia reale”.

Come si può notare si tratta di un’orda di codardi che durante cinque decade hanno lavorato illegalmente per ricevere soldi appoggiati e diretti dalle autorità nordamericane.

Però l’integrità fisica di Fidel durante tutto questo tempo parla anche della professionalità della Sicurezza dello Stato cubana e specialmente della sua guardia personale. Una volta Fidel ha detto: per quanto riguarda la sicurezza della nostra delegazione, è avvertita, ha esperienza ed è una veterana nella lotta contro le imboscate, contro i progetti dei traditori ed altre aggressioni dell’Impero e dei loro alleati.

Ci sono tanti aneddotti che fanno riferimento ai rischi davanti ai quali Fidel si è trovato durante mezzo secolo, per il suo stile di dirigere sui generis che ha esercitato, trovandosi in mezzo alla gente, a Cuba ed all’estero, rompendo i protocolli e mettendo in difficoltà la sua guardia personale. Su questo si può leggere nel libro di Luis Baez “Fidel per il mondo”.

“Perché tanto interesse dell’Imperio ad assassinare il leader rivoluzionario? A Fidel e a Cuba l’Imperio non perdona la ribellione, non perdona l’esempio internazionale d’indipendenza e sovranità, non accetta che sia un paradigma della solidarietà con i popoli, di resistenza e di lotta per un mondo più giusto, più libero, più umano.   

Il Presidente dominicano Leonel Fernandez ha definito Fidel nel 1998 come: “Una forza storica vivente, che è servito a canalizzare le aspirazioni di giustizia e di benessere di miliardi di esseri umani, non solo d’America Latina ma di altre nazioni del cosiddetto Terzo Mondo. Fidel e Cuba sono un simbolo di dignità e di resistenza latinoamericana contro l’imperialismo. Nel 1996 in Italia, dopo il suo breve discorso alla FAO, hanno detto su di lui: E’ un extraterrestre che difende il pianeta dalla fame”.

Nel 1998 dopo l’VIII Vertice Iberoamericano ad Oporto, in Portogallo, stando in Extremadura, in Spagna, è giunta la notizia dell’arresto di Pinochet, ed allora un giornalista si è azzardato a chiedergli. “Ha paura di che un giorno le possa succedere ciò che è successo a Pinochet?”, e Fidel ha risposto decisamente:

-A me? No, perché siamo due casi diversi, ho percorso il mondo in mezzo ad una caccia di streghe che hanno organizzato per tanti anni per eliminarmi fisicamente e non ho paura di andare in qualsiasi paese. Si possono contare a centinaia i progetti d’attentati che hanno cercato di avviare contro di me ed io sono qui con voi, felice, in questa mattinata. Inoltre appartengo alla stirpe di quelli che difficilmente possono essere arrestati in nessuna parte, non solo per il prestigio che ho, ma anche per la storia di tutta la mia vita, che conosco bene, abbastanza bene e non è quella che hanno scritto i nostri nemici. Si potrebbe redigere un’enciclopedia per marcare le differenze”.

Il fatto di che l’Organizzazione Guinness Worlds Records abbia registrato in quest’anno 2011 il Comandante Fidel Castro come la persona che più volte abbiano tentato di assassinare nella storia, è una maniera di smascherare l’impero e le sue braccia tenebrose che sono la CIA ed i gruppi conformati dai “battistiani” cubano- americani, però è anche una forma di registrare l’assoluto fallimento dei loro nei propositi di terminare la vita di Fidel. La storia rafferma la grandezza del Comandante e la miseria dei suoi nemici.