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Il 26 nel petto di Cuba

Fidel Castro diresse le azioni simultanee del 26 di luglio del 1953 a Bayamo e a Santiago di Cuba. Photo: René Mederos
Fidel Castro diresse le azioni simultanee del 26 di luglio del 1953 a Bayamo e a Santiago di Cuba. Photo: René Mederos

Data: 

29/07/2019

Fonte: 

Granma International

Autore: 

È l’alba de 26 di luglio ed è anche naturalmente l’aurora delle idee, non di una qualunque, ma l’idea vittoriosa.
 
Gli uomini marcano il tempo con le date, ma ci sono date che marcano gli uomini, ma se diventano leggendarie nella guerra per ciò che è giusto, emancipatore, equo e decoroso, per la crescita in piena libertà, allora marcano i popoli.
 
Quella del 26 di luglio Cuba la porta nel petto, come nascita, perchè comincia  a nascere chi si libera dal giogo e dell’ignominia con la convinzione prima che nel campo di battaglia.   
 
La solidità di un principio è la più forte corazza del convinto, la polvere migliore dei suoi cannoni. Ricordiamo: «Non c’è prua che tagli una nube d’idee».
 
Cosa furono gli attacchi alla Moncada e a Bayamo se non gli annunci dell’uomo nuovo proclamando la Patria nuova?
 
E i proiettili nei muri che non si possono cancellare, come stigmi, ricordando che c’è tutto un popolo sollevato?  
 
Quanto dicono le vite dei morti, restituite  loro nella memoria di un paese che è libero, che li onora, che li ringrazia.
 

Assalto alla caserma Carlos Manuel de Céspedes, a Bayamo,
azione comandada da Raúl Martínez Arará, nella quale brillò Antonio«Ñico»
López, (con gli occhiali davanti al gruppo). Photo: *René Mederos


Quando sorge il sole, il 26 suona con il clamore delle  trombe per il combattimento.
 
È un clarinetto, una carica al machete, una marcia miliziana verso Girón.
È il Giorno della Ribellione Nazionale perchè è bandiera, perchè sostiene tutte le cause giuste.
 
Fidel ce l’ha insegnato. Per questo ogni anno andò sulla tribuna in qualsiasi angolo di Cuba, per dirci le ragioni del nuovo 26.
 
Dall’ epica Bayamo, nella stessa piazza che oggi s’emoziona, parlò per i cubani un paio di volte della guerra d’allora, di quelle di resistenza, quelle della pace e de bene che sono le guerre costanti delle rivoluzioni.
 
Oggi il capo guerrigliero torna nello steso luogo dal quale parlò l’ultimo 26 di Luglio, confermando che è sempre vivo nelle generazioni nuove, come allora la sua, quella del Centenario che con l’offerta di piombo e di sangue onorò l’Apostolo e risvegliò la libertà di tutta la Patria.