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L’ abbraccio della Patria ai suoi internazionalisti caduti

Tutte le città del paese ricevettero i resti dei loro figli e resero loro omaggio nel Pantheon dei Caduti. Photo: Liborio Noval
Tutte le città del paese ricevettero i resti dei loro figli e resero loro omaggio nel Pantheon dei Caduti. Photo: Liborio Noval

Data: 

06/12/2021

Fonte: 

Granma International

Autore: 

Sono passati 32 anni ma Cuba non dimentica.  Il 7 dicembre del 1989, l’Operazione Tributo restituiva alle braccia della Patria i resti di 2 289 combattenti morti in missioni internazionaliste in Africa

Tutte le città del paese ricevettero i resti dei loro figli e resero loro omaggio nel Pantheon dei Caduti creati in tuti municipi.

Il mausoleo al Generale Antonio Maceo, a El Cacahual, accolse la simbolica cerimonia di fronte ai resti di 16 combattenti internazionalisti di tutte le province e del Municipio Speciale Isola della Gioventù nello stesso giorno della morte in combattimento del Titano e del suo fedele aiutante  Panchito Gómez Toro, giorno  nel quale si rende omaggio ai mambì morti nelle guerre d’indipendenza.

Il coraggio  di Maceo, la sua  militanza a lato del giusto e della libertà, si moltiplicava in quelli che furono disposti ad offrire la cosa più preziosa nella terra dei nostri  antenati.

Maceo, intransigente, caricava al machete  nelle terre africane.

 Oggi sono 215 anni dall’ultima volata che si alzò in carne e ossa … perchè nello spirito e nell’esempio continua a combattere tuttavia.
«Questi uomini e donne ai quali oggi diamo sepoltura nella calda terra che lo ha visti nascere, sono morti per il valore più sacro, sono morti lottando contro il colonialismo e il neocolonialismo, il razzismo e  /l’apartheid/, il saccheggio e lo sfruttamento dei popoli del Terzo Mondo, per l’indipendenza a la sovranità, per il diritto al benessere e lo sviluppo di tutti i popoli, per il socialismo, per l’internazionalismo, per la Patria rivoluzionaria e degna che oggi è Cuba!», disse allora emozionato Fidel, che riaffermò l’impegno che saremo capaci di continuare il loro esempio.

Di quegli internazionalisti, 2 085 compivano missioni  militari per la difesa della nascente indipendenza della Repubblica Popolare dell’Angola, e 204 in compiti civili, come parte dei  377 033 volontari combattenti cubani che lottarono in questo paese nei 15 anni e mezzo di durata dell’Operazione Carlotta.

Il Governo cubano informò sempre i familiari della morte di ogni combattente internazionalista in combattimento, per incidente o malattia, ma era possibile nel mezzo della guerra rimpatriare i cadaveri  e seppellirli nei loro luoghi d’origine.

Ma la Rivoluzione non dimentica nessuno dei suoi figli e per questa umanitaria e leale missione è stata organizzata  l’Operazione Tributo.
Il momento atteso per rimpatriare i nostri internazionalisti caduti è finalmente giunto dopo gli accordi di pace del dicembre del 1988, che hanno posto fine alle incursioni dei razzisti sudafricani nei territori dell’Angola e hanno reso possibile l’indipendenza della Namibia, liquidando l’orrendo sistema di /apartheid/ nell’Africa del Sud.

Il Generale d’Esercito Raúl Castro Ruz, lo disse bene il 12 dicembre del 1976: «Dall’Angola noi porteremo la profonda amicizia che ci unisce a questa eroica nazione, il ringraziamento del suo popolo e i resti mortali dei nostri cari fratelli morti nel compimento del dovere.
E così è stato.