Letters and Messages

Sulle nuove aggressioni economiche del governo statunitense e sulla risposta cubana

Cari compatrioti:
 
Lo scorso 10 maggio un dispaccio della BBC informava su una multa applicata dalla Riserva Federale degli Stati Uniti a una banca svizzera, adducendo l’ipotetica violazione delle sanzioni statunitensi contro la Libia, l’Iran, la Iugoslavia e Cuba. La banca svizzera veniva accusata di accettare banconote di dollari statunitensi o inviarle a paesi sottomessi al regime di sanzioni del governo degli Stati Uniti.
 
Alcuni giorni dopo, l’agenzia NOTIMEX informava sulle dichiarazioni del bandito Otto Reich, nelle quali, in riferimento alle recenti disposizioni emesse dal governo USA, indicava che alcune erano praticamente in atto e altre in processo di essere implementate. Concretamente ha detto in tono minacciante:
 
"Molte di esse (le nuove disposizioni) richiedono dello stabilimento di regolamenti e di certi aspetti burocratici su cui stanno lavorando gli avvocati e altri funzionari del governo, e ante altre sono in corso d’implementazione".
 
Nella stessa data, su El Nuevo Herald di Miami è apparso un articolo carico di infamie e di grossolane menzogne, intitolato "Cuba ha lavato $3.9 miliardi in banca svizzera", nel quale, oltre a distorcere l’informazione relativa alle operazioni commerciali internazionali normali che Cuba realizza, incitava alle autorità statunitensi affinché spiegassero nuove azioni contro il nostro paese. Nella parte finale dell’articolo si leggeva:
 
"Sappiamo che la Riserva Federale è autonoma ed evidentemente non ha alcun interesse nel far compiere la Legge Helms Burton, ma l’OFAC (sigle in inglese dell’Ufficio per il Controllo di Attivi Esteri) è parte del potere esecutivo e gli si può domandare di spiegare meglio la parte cubana dell’affaire UBS (Unione di Banche Svizzere), che è stata elegantemente nascosta sotto il tappeto dal Comitato del Senato. Forse i congressisti cubano-americani riusciranno a convocare udienze nei relativi comitati della Camera di Rappresentanti affinché sia chiarito questo colossale scandalo."
 
Il governo di Cuba fedele al principio di mantenere al popolo di Cuba debitamente informato, ha pubblicato l’8 giugno sul Granma una nota informativa dove spiegava in dettaglio l’origine delle nostre operazioni con le banche straniere mirate a depositare in conti bancari i dollari in contanti che si ricevono nel paese, allo scopo di soddisfare gli obblighi derivati dal nostro commercio estero.
 
La suddetta Nota informativa diceva, tra altre cose, quanto segue:
 
"…abbiamo visto come negli ultimi giorni l’estrema destra dell’amministrazione Bush realizza mosse indirizzate a bloccare le entrate provenienti dal turismo e da altri servizi al nostro paese e ad azzerare la possibilità che i cubani residenti negli USA inviino rimesse ai parenti a Cuba, utilizzando i metodo più perverso, vigliacco e ipocrita che si potrebbe immaginare: impedendo che Cuba possa depositare in banche estere i dollari ottenuti dalle vendite nei negozi in valuta, dalle attività relative al turismo e da altri servizi commerciali. In questo modo, Cuba non potrebbe utilizzare questi dollari per acquistare medicine né alimenti e nemmeno per importare gli articoli necessari da vendere negli stessi negozi dove acquistano i prodotti coloro che ricevono le rimesse di parenti residenti negli USA.
 
"A questo negativo scopo, il Governo degli USA esercita pressioni sulle banche straniere affinché non ricevano fondi da Cuba la cui origine è assolutamente legale e onesta. Inoltre, promuove la pubblicazione, dalla stampa della mafia terrorista, della ripugnante infamia secondo cui tali fondi potrebbero persino provenire da attività che sono energicamente combattute dal nostro paese, come il lavaggio di soldi e il traffico di droghe.
 
"Queste azioni risultano ancora più indignanti se si considera che l’unica ragione per cui i turisti che visitano Cuba devono utilizzare soldi in contanti è che il blocco statunitense impedisce loro l’uso di carte di credito o traveller check emessi da banche o altre società finanziarie statunitensi che controllano il suddetto mercato. Per di più, soltanto a un’impresa statunitense è stata concessa la licenza per l’invio di rimesse familiari a Cuba per la via bancaria, in tal modo che i cubani che risiedono all’estero vengono sottoposti a una vera e propria via crucis per fare arrivare l’aiuto economico ai propri familiari. Alla fine sono costretti, nella maggioranza dei casi, a inviarla in contanti. La persecuzione e la minaccia che continuamente pende su coloro che inviano soldi ai familiari a Cuba dagli Stati Uniti, contribuisce al fatto che essi preferiscano spesso inviare soldi in contanti, per non lasciare tracce documentari che espongano loro alla persecuzione delle autorità statunitensi e alle azioni violente di terroristi residenti a Miami.
 
"Non si può concepire una formula più cinica e perversa—prosegue la nota di Granma--: gli Stati Uniti con il loro criminale blocco costringe a realizzare gli invii di rimesse e i pagamenti di visitatori stranieri a Cuba in contanti, e adesso, con grossolane pressioni, cerca d’impedire che Cuba possa utilizzare questi soldi in contanti per pagare le importazioni."
 
E concludeva con l’affermazione seguente:
 
"Tutte le loro trappole sono condannate al fallimento. Con la solita fermezza e serenità, il nostro eroico popolo lotterà e vincerà di fronte a un nemico potente ma vile e codardo, veramente spregevole per la sua politica di genocidio e i suoi metodi neofascisti."
 
A ciò possiamo aggiungere che durante i sette anni a cui si allude, Cuba ha realizzato importazioni per oltre $30.854 milioni di dollari, quindi, i $3.900 milioni che da quanto dicono sono stati trasferiti alla suddetta banca svizzera e da essa ad altri beneficiari, sono circa il 13% dell’ammontare complessivo dei pagamenti realizzati da Cuba durante il sopracitato periodo per affrontare il costo delle proprie importazioni, delle quali una parte sostanziale è costituita da alimenti, combustibile, medicamenti o materie prima per la loro fabbricazione, altri prodotti intermedi per le nostre industrie, articoli che si vendono nella rete di negozi in valuta, ecc.
 
Il giorno dopo, un altro articolo di El Nuevo Herald insisteva sul tema e, con la maggiore perfidia, suggeriva che i fondi depositati nella suddetta banca svizzera erano accreditati a "persone o entità sconosciute in banche non svelate", quando in tutti i casi i fondi sono stati utilizzati per transazioni commerciali normali con società commerciali e industriali internazionalmente riconosciute.
 
Prosegue in modo isterico l’articolo:
 
"Questi sono i nomi che si devono conoscere. I congressisti della Florida Ileana Ros-Lehtinen e Lincoln Díaz Balart devono spingere affinché si sappia dov’è andato a finire quel danaro e da dove proveniva."
 
In una palese campagna per attrarre l’attenzione internazionale sul tema, il 10 giugno il giornale El Nuevo Herald informava ancora che la mafia di Miami, attraverso i più noti portavoce, i congressisti Ileana Ros-Lehtinen e Lincoln Díaz Balart, stava sollecitando al governo federale un’indagine sull’origine e lña destinazione dei suddetti fondi. Diceva El Nuevo Herald nell’articolo:
 
"Gli Stati Uniti devono indagare sull’origine e la destinazione di circa $3.900 milioni di dollari che il governo di Cuba ha ‘lavato’ attraverso un programma internazionale della Riserva Fderale, dichiararono ieri i congressisti della Florida Ros-Lehtinen e Lincoln Díaz Balart in lettere inviate alla Riserva Federale e alla Commissione delle Finanze della Camera."
 
"’Siamo profondamente sconcertati dal fatto che una violazione tanto grave della legge federale da parte della UBS (Unione delle Banche Svizzere) possa essere commessa’, scrissero i congressisti al presidente della Riserva Federale, Alan Grenspan. ‘Speriamo che le indagini possano dare risposta a molte domande sul tema.’"
 
In un comunicato stampa del 22 giugno, Ileana Ros-Lehtinen, "l’arpia", con la sua solita isteria, diceva:
 
"Sono sconvolta dal fatto che una banca a cui è stato conferita la responsabilità cruciale di distribuire la nuova moneta statunitense, abbia violato le regolamentazioni di questo paese in favore di uno Stato identificato come terrorista."
 
E con la maggiore impertinenza domandava:
 
"Spero il risultato delle indagini...se l’UBS è trovato colpevole di violare le restrizioni degli Stati Uniti sulle transazioni che coinvolgono dei regimi terroristi come quello di Cuba, è di vitale importanza che i responsabili siano puniti nel modo giusto."
 
Per continuare la sua campagna, il 30 giugno Ileana Ros-Lehtinen scriveva una lettera al presidente del Comitato di Affari Esteri della Camera di Rappresentanti, domandando un’indagine sul tema.
 
Evidentemente, le campagne e le grossolane pressioni avevano l’obiettivo di intimidire tutte le banche che potessero avere relazioni finanziarie con Cuba, al fine di impedire loro di ricevere le banconote di dollari che il nostro paese doveva inviare all’estero in modo regolare per i motivi già spiegati.
 
A questo punto si è cominciato a percepire chiaramente che molte banche subivano pressioni dalle autorità statunitensi per cercare di bloccare gli invii e creare così al nostro paese una situazione in estremo critica.
 
In queste circostanze, abbiamo cominciato ad analizzare tutte le variabili possibili allo scopo di evitare che una nuova azione criminale del governo degli Stati Uniti potesse creare seri pregiudizi economici al nostro paese, cercando di impedire l’uso a scopi commerciali dei dollari in contanti che si ricevono a Cuba.
 
Nel frattempo, Cuba analizzava in modo sereno e flessibile tutte le alternative. Piovevano le menzogne e le infamie sull’argomento.
 
Il 3 giugno, El Nuevo Herald se la prendeva con la Banca Interamericana di Sviluppo e contro la CEPAL (Commissione Economica per l’America Latina), accusandole di gonfiare gli stimati di rimesse familiari dagli Stati Uniti a Cuba, con cui, secondo loro, volevano giustificare la provenienza legale dei $3.900 milioni.
 
A riguardo dicevano:
 
"E’ proprio tutto questo casino che vogliono nascondere la Banca Interamericana di Sviluppo e la CEPAL con le cifre gonfiate relative alle rimesse che attribuiscono alla comunità cubano-americana. Bisogna chiarirlo. Oltre tutto, lo scandalo del lavaggio di soldi dimostra che Cuba è rifugio sicuro per i soldi di terroristi e malversatori. Bisogna denunciarlo."
 
Con il volgare sensazionalismo caratteristico della canaglia di Miami, sotto il titolo "Cercano negli Stati Uniti vincoli con fondi di Cuba", il 23 luglio in El Nuevo Herald si pubblicava un articolo che, tra altre cose, informava:
 
"Gli Stati Uniti hanno iniziato un’indagine giudiziaria per determinare possibili vincoli di ‘entità e persone statunitensi’ con i $3.900 milioni che Cuba ha filtrato nel sistema bancario internazionale, utilizzando un programma della Riserva Federale.
 
"L’operazione è stata fatta tramite l’Unione delle Banche Svizzere (UBS).
 
"In questo momento si svolge un’indagine ordinata dalla Procura del Distretto del Sudest di New York’, ha confermato Juan Zárate, sottosegretario del Tesoro degli Stati Uniti incaricato della lotta contro il finanziamento del terrorismo, durante una visita fatta ieri a El Nuevo Herald."
 
Sembra che erano tante e tanto grossolane le menzogne che ogni giorno venivano pubblicate a Miami su questo argomento, che nonstante la proverbiale discrezione delle banche svizzere, l’istituzione bancaria legata al caso di riferimento si è sentita obbligata a negare pubblicamente qualunque accusa di lavaggio di soldi eun dispaccio dell’agenzia France Presse, pubblicato a Zurigo il 25 luglio, informava quanto segue:
 
"L’Union des Banques Suisses (UBS), la maggiore banca svizzera, ha smentito ieri l’accusa di aver lavato soldi per Cuba, fatta da tre membri della Camera di Rappresentanti degli Stati Uniti, che esigono un’indagine.
 
Un portavoce dell’UBS a Zurigo ha dichiarato di non conoscere di nuove indagini sulla banca e ha negato ogni accusa di lavaggio di soldi."
 
(...)
 
"Secondo quanto dichiarato dal portavoce dell’UBS, la Riserva Federale degli Stati Uniti (Fed) e la Commissione Federale Svizzera delle Banche (CFB) hanno già esaminato il caso."
 
Tali dichiarazioni non hanno tuttavia impedito che i mafiosi di Miami e la loro stampa continuassero la perfida campagna e il 16 settembre, Ileana Ros-Lehtinen faceva nuove dichiarazioni:
 
"Ciò si prolunguerà, ha commentato a El Nuevo Herald la congressista. ‘Ci sono almeno tre persone che hanno avuto a che vedere con la manipolazione di fondi, e si guarda verso altre banche’, aggiunse."
 
E’ palese la minaccia quando dice che "si guarda verso altre banche".
 
In questa data ho chiesto alla Banca Centrale di Cuba di accelerare gli studi sull’argomento, e ho indicato –segnala il Comandante—di concentrare l’analisi sulla possibilità di utilizzare il peso convertibile cubano per sostituire il dollaro, in modo da evitare che il paese fosse vulnerabile alle nuove pressioni della mafia di Miami e del governo degli Stati Uniti.
 
Forse voi ricorderete che il 28 settembre, in occasione della seconda Tavola Rotonda riferita ai temi dell’elettricità, durante il mio intervento ho fatto un’all’erta all’opinione pubblica su questi problemi, senza dare troppi dettagli. A riguardo ho detto testualmente:
 
"Abbiamo un nemico che per più di 45 anni ha cercato di distruggerci per ogni via possibile, che impedisce anche la circolazione per il mondo dei soldi pagati da un turista, perché siccome loro sono i proprietari della principale moneta, e padroni del mondo, proibiscono che si usi il dollaro in qualunque transazione di Cuba."
 
E riguardo alle misure in cui lavoravamo, nella Tavola Rotonda del 29 settembre, anticipavo:
 
"Loro fanno tutti gli sforzi, ma anche noi pensiamo a come difenderci, perché non resteremo indifesi. Non diremo niente a loro, che facciano pure quello che vogliono, che cerchino di infastidirci, che scoppino pure se vogliono, ma non rimarrà senza risposta nessuna delle misure per cercare di bloccare la circolazione dei dollari provenienti da Cuba e dopo accusare il paese di lavaggio di soldi; sono soldi nostri, guadagnati con il sudore della nostra fronte e in modo onesto. Applicano allora misure per evitare che circoli questo dollaro, ma vedremo come andranno le cose, sicuramente troveremo risposta anche per tali misure, e non potranno farci niente, come sempre. In data tanto recente quanto il 9 ottobre, esattamente 11 giorni prima della mia caduta accidentale; abbiamo avuto notizie riguardanti un discorso pronunciato da Daniel W. Fisk, sottosegretario per gli Affari dell’Emisfero Occidentale del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti nell’Associazione di Veterani cubano-americani, nel quale con cinismo illimitato si vantava dell’ipotetico successo delle criminali misure adottate dal governo di Bush contro il nostro popolo. Tra altre cose diceva:
 
"…un altro pilastro per la nostra strategia è identificare il flusso di entrate, per molto tempo ignorato, per il regime di Castro e dopo intervenire affinché diminuisca. Per esempio, il turismo, che ha sostituito le esportazioni di zucchero come principale fonte di valuta.
 
(…)
 
"Come molti di voi conoscete, per continuare a ridurre il flusso di risorse che permettono a Castro di reprimere il popolo cubano, abbiamo rafforzato la nostra politica sulle rimesse, sui pacchi di doni e sui viaggi familiari all’isola. Le suddette entrate avrebbero generato uno stimato di $1,5 miliardi annui in fondi e beni inviati a Cuba da coloro che vivono fuori dall’isola.
 
(…)
 
"…abbiamo privato il governo di Castro di oltre $100 milioni di dollari in moneta dura. Sono $100 milioni in meno che ha Castro per reprimere il popolo e mantenere in pugno il potere.
 
"Inoltre, quando si proiettano queste cifre a un intero anno naturale, stimiamo una perdita annua netta per il regime di $375 milioni, solo con la riduzione dei viaggi.
 
"Quando si calcola la diminuzione di tutti i flussi di entrate, stimiamo che abbiamo negato al regime almeno 500 milioni di dollari che Castro avrebbe utilizzato per appoggiare il proprio apparato di sicurezza e d’intelligence."
 
In mezzo a tanta arroganza imperiale e a tanta stupidità, c’era un paragrafo specifico che meritava un’accurata analisi.
 
Diceva il signor Fisk:
 
"Abbiamo stabilito un Gruppo di Persecuzione di Attivi cubani, integrato da funzionari responsabili dell’adempimento delle leggi di diverse agenzie per indagare su nuove vie per i movimenti di valuta da e verso Cuba e bloccarli."
 
Il rapporto tra la sporca campagna sul tema dell’ipotetico lavaggio di soldi e questa nuova e criminale azione di creare un gruppo per perseguire i flussi di valuta da e verso Cuba, non poteva essere più chiaro; in conseguenza, le azioni per proteggere gli interessi del nostro paese di fronte a questa nuova aggressione dovevano essere messe in atto senza dilazione. Ho subito dato indicazioni alla Banca Centrale di Cuba di preparare un programma per porre in vigore la circolazione del peso convertibile in sostituzione del dollaro al più presto possibile.
 
Il programma è in esecuzione e in questo momento siamo in grado di annunciare ufficialmente che, a partire dall’8 novembre, il peso convertibile comincerà a circolare in sostituzione del dollaro statunitense in tutto il territorio nazionale.
 
La prima cosa che dobbiamo chiarire è che ciò non significa che sarà penalizzata la possessione di dollari o altra moneta convertibile. La popolazione potrà avere una quantità qualunque di dollari senza che ciò costituisca una violazione della legge. A partire dalla suddetta data, 8 novembre, il dollaro non sarà accettato nei nostri negozi in valuta, i quali riceveranno soltanto pesos cubani convertibili.
 
Colui che sia in possesso di qualsiasi moneta convertibile, sia cittadino cubano o sia visitatore straniero, dall’8 novembre, per realizzare gli acquisti nel territorio nazionale nella rete di negozi che operano in valuta, dovrà prima acquistare pesos convertibili nelle Case di Cambio (CADECAS), nelle succursali bancarie e persino in un numero importante di negozi che vendono in valuta, che offriranno anche questo servizio. In aggiunta, è stato deciso che a partire dalla data indicata, 8 novembre, la persona che voglia acquistare pesos convertibili con dollari in contanti dovrà pagare un gravame del 10%. Il gravame servirà per compensare i rischi e i costi che genera all’economia cubana la manipolazione di dollari statunitensi., come conseguenza delle riferite misure del governo degli Stati Uniti, che cercano d’impedire al nostro paese l’uso dei dollari in contanti per fini commerciali normali.
 
E’ molto importante sottolineare, affinché non ci sia confusione, che il gravame si applicherà a partire dall’8 novembre. In questo modo, ogni persona che abbia dollari ha due settimane a disposizione per esercitare il diritto di cambiarli per pesos convertibili al tasso di cambio di uno per uno e senza alcun gravame; o se lo desidera può anche acquistare merci in dollari prima della suddetta data come si fa oggi. Se ha dei conti in dollari nella banca, può depositarli ed estrarli dopo in pesos convertibili al tasso di cambio di uno per uno o in dollari, quando lo voglia e senza nessun tipo di gravame; se non ha conto in banca può aprirne e depositare i dollari in banca ed estrarli nel futuro, in pesos convertibili al suddetto tasso di cambio, o in dollari, quando lo voglia e senza nessun gravame.
 
La persona che solitamente riceva fondi dall’estero, dispone di due settimane per coordinare, se lo desidera, con i propri parenti l’invio delle rimesse in contanti in moneta diversa dal dollaro, come l’euro, il dollaro canadese, la sterlina, il franco svizzero, a cui non sarà applicato il gravame del 10%.
 
Ciò vuol dire che abbiamo cercato formule per evitare che qualcuno sia pregiudicato da questa misura. Infatti, si offre tempo sufficiente perché le persone possano realizzare le operazioni convenienti con i dollari in contanti di cui disponga, per non pagare il gravame stabilito.
 
Ribadisco che questa non è un’azione per conseguire valute mediante l’imposizione di un gravame, bensì una risposta a una minaccia reale generata da una criminale misura imposta dal governo degli Stati Uniti e una svergognata campagna per impaurire le banche straniere.
 
Voglio sottolineare anche che tutti i conti bancari in dollari, in pesos convertibili o in qualsiasi altra moneta saranno assolutamente garantiti, e come ho già segnalato, non sarà applicato nessun tipo di gravame sui fondi depositati nelle banche, né si imporranno limiti riguardo alla data in cui i clienti vorranno estrarli.
 
Forse per capire meglio l’argomento, Randy potrebbe leggere la risoluzione della Banca Centrale mediante la quale si pone in vigore la suddetta misura, e dopo si potrebbero fare dei commenti a riguardo.
 
Come ho già spiegato, la prima cosa che stabilisce la risoluzione è che la popolazione può avere, senza restrizioni di nessun tipo, come finora, una qualunque quantità di dollari statunitensi o di qualunque altra moneta convertibile. Tra domani e il 7 novembre, tutto sarà come nel presente e continueranno ad accettarsi dollari nei negozi; non si applicherà il gravame del 10% alla persona che voglia cambiare i dollari con pesos convertibili e il cambio si farà uno per uno. Si possono aprire nuovi conti in dollari senza alcuna restrizione o realizzare nuovi depositi nei conti già esistenti, e i fondi si potranno estrarre nel futuro, quando si vorrà, sia in dollari che in pesos convertibili al cambio di uno per uno, senza subire nessun tipo di gravame.
 
A partire dall’8 novembre entrerà in vigore l’obbligo di pagare in pesos convertibili in tutti gli stabilimenti che operano in valuta, e per qualsiasi operazione di acquisto di pesos convertibili con dollari statunitensi in contanti si applicherà il gravame del 10%. Ricordate che ciò non è un cambiamento del tasso di cambio tra il dollaro statunitense e il peso convertibile, che continua ad essere uno a uno, bensì un semplice gravame del 10% all’acquisto di pesos convertibili con dollari in contanti. Se lei ha un peso convertibile, può comprare un dollaro; ma se lei ha un dollaro e vuole comprare un peso convertibile, dovrà pagare il gravame del 10%, in modo che per il suo dollaro riceverà soltanto 90 centesimi di peso convertibile.
 
Ripeto ancora che per le altre monete che si accettano nel paese –euro, franchi svizzeri, sterline e dollari canadesi—non esiste nessun tipo di gravame. Il gravame del 10% si applica esclusivamente al dollaro statunitense in contanti, in virtù della situazione creata dalle nuove misure del governo degli Stati Uniti per asfissiare il paese.
 
Per facilitare i cambi di moneta, a partire dal 28 ottobre saranno disponibili le Case di Cambio (CADECAS), le succursali bancarie, gli alberghi e i negozi, con le precisazioni contenute nella risoluzione letta da Randy.
 
La risoluzione stabilisce inoltre che alle transazioni fatti con carta di credito o di debito non si applicherà nessun gravame, quali che siano le monete usate, compreso il dollaro. La spiegazione è che in una transazione realizzata con carta di credito o di debito, non è coinvolto il movimento in contanti, quindi non esistono i costi e i rischi associati alla manipolazione delle banconote di dollari in contanti.
 
Ci sono misure applicate nel sistema bancario per facilitare il cambio di moneta. Per esempio, le banche apriranno il sabato 6 e la domenica 7 novembre e dal 28 ottobre al 5 novembre, dalle ore 12:00 si dedicheranno esclusivamente alle operazioni di cambio di moneta; così si offrono maggiori facilità alla popolazione affinché tutti coloro che vogliano cambiare i dollari in loro possesso con pesos convertibili riescano a farlo prima dell’8 novembre, per non dover pagare poi il gravame del 10%.
 
Ovviamente, dobbiamo precisare che, seguendo lo stesso ragionamento, la persona che voglia comprare pesos cubani nelle CADECAS con dollari degli Stati Uniti dovrà pagare gravame del 10% poiché lo Stato riceverebbe dollari in contanti.
 
Voglio precisare anche che questa misura non impedirà né ostacolerà in nessun modo le garanzie rilasciate da istituzioni finanziarie cubane a entità straniere, né la disponibilità di fondi in moneta liberamente convertibile per onorare le proprie obbligazioni. La misura ha un’applicazione soltanto interna, per ordinare la circolazione monetaria nel territorio nazionale e proteggerci da un’aggressione economica esterna.