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Il grido di Cuba sarà sempre Patria o Morte

Numerosi messaggi dalle istituzioni cubane hanno firmato oggi il grido di "Patria o Muerte, Venceremos", espresso da Fidel Castro il 5 marzo 1960 alla sepoltura delle vittime del sabotaggio della nave a vapore francese La Coubre.
 
Le parole del leader storico della Rivoluzione cubana hanno preso vita sul social network Twitter, dove diverse entità hanno evidenziato la validità del loro pensiero, espressione di libertà e rifiuto di ogni tentativo di aggressione e manipolazione.
 
Non c'è niente di più triste di un coro di annessionisti che attaccano la loro terra, il loro paese e la vita non è arte o lavoro, ha scritto il Teatro Nazionale Cubano sulla sua piattaforma digitale accompagnata dagli hashtag #CubaEsCultura e #MejorArteParaTodos.  
 
La Casa dell'Alba ha spinto la nazione a cantare, ma mai contro di lei, mentre il Consiglio Nazionale delle Arti dello Spettacolo di Cuba ha forgiato la frase: "Patria o Morte e bene! Che grido unanime dalla nazione caraibica".
 
Da parte sua, la Empresa de Grabaciones y Ediciones Musicales ha anche aderito alla denuncia sui social network contro la canzone eseguita da Yotuel Romero, Descemer Bueno, Maykel Castillo (detto El Osorbo), Eliécer Márquez (El Funky) e il gruppo Gente di Zona.
 
Anche il Ministero della Cultura, il Centro di promozione artistica e letteraria Artex e l'Istituto cubano di arte e industria cinematografica si sono uniti per rifiutare la canzone "Patria y vida", uscita ieri sui social network.
 
Secondo il presidente della Casa de las Americas, Abel Prieto, la questione ha un messaggio politico aperto e senza sfumature, un accumulo di slogan e una sorta di equilibrio, dal risentimento agli insulti tipici della peggiore propaganda anti-cubana.
 
Sembra, secondo lo scrittore cubano, uno scherzo macabro parlare di patria e vita dalla Florida, dove tante persone vengono trascurate durante il genocidio quotidiano che è il capitalismo e il neoliberismo.

Fonte: 

Prensa Latina

Data: 

18/02/2021