Discorso presso la reception per la delegazione hanno partecipato ad una sportiva Baltimore
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Cari compagne e compagni,
Sapevo che non sarei sfuggito alla possibilità di dover pronunciare alcune parole in questa manifestazione, e ci sono alcune cose che potrei dirvi.
E' chiaro, in primo luogo, che nessuno ha chiuso un occhio da non si sa quante ore; cioè, nessuno ha dormito nemmeno un minuto a causa delle emozioni della partita di ieri, che è stata veramente incredibile, nonostante il freddo, la pioggia, l'interruzione del gioco e tutti gli svantaggi che questi elementi significarono per la strategia e la tattica della nostra squadra. Quindi, se voi avete un po' di pazienza, voglio dire, se alcuni da quella parte fanno silenzio, anche se non sentono, allora credo che devo dire alcune cose.
In primo luogo, che questa gioia non è abituale; che questa vittoria sportiva è ciò che potremmo chiamare un avvenimento veramente storico. Si può parlare di un avvenimento storico per molte ragioni, tra l'altro, perché la prima volta nella storia di questo emisfero che una squadra amateur, costituita in questo caso da modesti e giovani compatrioti, partecipa ad una competizione con le Majors Leagues degli Stati Uniti.
Da molto tempo noi avevamo il desiderio di verificare il livello raggiunto dal nostro sport e di vedere cosa sucederebbe se avessimo l'occasione di realizzare un incontro di questa natura.
Majors Leagues vuol dire tutto, cioè Majors Leagues significa tutto il più sacro, la crema di questo settore dello sport che è il gioco a palla o il baseball come lo chiamano là, lo sport preferito, più tradizionale e famoso negli Stati Uniti.
Quando noi eravamo studenti come voi, le Majors Leagues erano il non plus ultra e perfino adesso, dire amateur è come parlare di tifosi incapaci di affrontare una squadra professionista.
Già noi in molti sports, per esempio, nel pugilato, abbiamo affrontato forti squadre nordamericane non professioniste. Per molti anni abbiamo vinto il campionato del mondo di questo sport e disponiamo di una forza solida e crescente.
Competizioni con gli americani ne abbiamo avute tante, qui e là, anche in pallavolo, atletica leggera e in molti altri sports; ma ci sono degli sports che hanno caratteristiche speciali, che si trasformano in grandi spettacoli, che contano un'enorme quantità di tifosi nel mondo e quindi possono raggiungere grossi guadagni.
E' difficile che un ciclista riesca a guadagnare molto, è difficile professionalizzare il ciclismo, magari anche un archiere, un pesista o qualcuno che corre alle olimpiade.
Altri sports hanno caratteristiche diverse per le suddette ragioni, il calcio è uno di essi. Grandi giocatori di calcio sono molto ben quotati, grandi giocatori di baseball - e userò questa parola - sono molto ben quotati, e anche altri come i pugili; ma nel baseball, siccome è lo sport preferito della nazione di maggiore risorse economiche, la nazione più ricca del mondo, e che possiede inoltre le più importanti reti di televisione, radio, la stampa, vale a dire, possiede il controllo dei mass media, dispone di tutto il denaro che desidera e va per il mondo acquistando atleti, e allo stesso modo va per il mondo acquistando scienziati, ricercatori, artisti, è molto difficile compettere con loro.
Cosa possiamo offrire ai nostri atleti e cosa abbiamo offerto a loro durante gli anni della Rivoluzione? Sforzo, sacrificio, una vita modesta. Inoltre, la possibilità d' istruirsi, di sviluppare le loro capacità e di scegliere lo sport preferito.
Ricordo che quando lo sport cominciava a svilupparsi con più forza, coloro che partecipavano in quelle gare sportive erano lavoratori nelle fabbriche o impiegati, ed era necessario concedere loro una licenza sportiva e pagare il salario che recivevano. Dopo, passati i primi anni, i giocatori non provenivano più dalle fabbriche, provenivano dalle scuole, perché lo sport cominciava a praticarsi in modo massivo nelle scuole, e alcuni hanno cominciato molto presto; ormai gli atleti provenivano dalle scuole medie sportive dedicate allo sport o dalla facoltà sportiva superiore.
Noi dicevamo: cosa possiamo offrire a questi giovani? L'oppotunità di concludere una carriera all'università nell'ambito dell'educazione fisica e lo sport che permetta loro più tardi vivere con dignità quali professori di sport, ricercatori dell'attività sportiva ed istruttori di nuovi atleti, ecco perché la maggior parte degli atleti distinti nei diversi sports erano, al tempo stesso, studenti dell'Istituto Superiore di Educazione Fisica e di Sport "Manuel Fajardo". La nostra prima preoccupazione era che ognuno di loro potesse concludere una carriera universitaria.
Si moltiplicarono le scuole sportive, perché consideravamo lo sport non una professione,
ma - come è stato detto tante volte - un diritto del popolo, il diritto di tutti i bambini, tutti i giovani, gli adolescenti, gli adulti e perfino dei più anziani di praticare se non uno sport almeno educazione fisica, che tutta la gioventù avesse la possibilità di praticare uno sport in beneficio della salute e del benessere della popolazione.
Durante questi anni, nel nostro paese si sono laureati più di 30 000 professori di educazione fisica e sport; non so quanti avremmo laureati nel "Fajardo" (Istituto Superiore di Cultura Fisica e Sport "Manuel Fajardo" NdT.), però devono essere parecchie migliaia (gli dicono che sono 35 000). Nel "Fajardo, nell'Istituto Superiore? (Fernández (Vicepresidente del Consiglio dello Stato, NdT.) gli dice che al corso superiore dell'Istituto "Fajardo", si sono laureati 25 000.) Sí, di tutto il paese, lo so, perché si è esteso a tutto il paese.
Voi includete in quella cifra i professori di educazione fisica e sport? (Fernández gli dice che nel "Fajardo", tra allenatori e i professori di educazione fisica e sport, si sono laureati 25 000 perché si sono lureati i nuovi giocatori e i ai vecchi gli hanno offerto l'opportunità di studiare.) Ah! di livello superiore; ma le scuole medie hanno laureato decine di migliaia ( gli dicono più di 30 000).
Più di 30 000, è corretto. Quello è lo sforzo che abbiamo fatto a partire da una concezione, e il nostro paese è, senza dubbio, quello che ha più professori di educazione fisica e sport pro capite nel mondo, come succede anche con i maestri ed i medici. E' stato fatto per il popolo, non è stato mai concepito come una professione, e all'epoca in cui nasce la Rivoluzione ed incentiva lo sport, esisteva in realtà il settore amateur nelle competizioni internazionali, e nelle olimpiadi partecipavano soltanto gli amateurs, come fu concepito all'epoca della Grecia; ma quelle idee furono deformate, cambiate e corrotte dal mercantilismo e lungi dal proteggere il concetto di atleta amateur, ciò che è successo negli ultimi anni è che praticamente si sono professionalizzati quasi tutti gli sports, e già nelle competezioni olimpiche possono partecipare atleti professionisti, per cui compaiono i cosidetti dreams teams com' è sucesso a Barcellona, in pallacanestro, dove si è presentata una squadra dei migliori atleti professionisti degli Stati Uniti, il che tante volte serve soltanto per umiliare i paesi di poche risorse, i paesi che non hanno istruttori, né professori, né centri d'istruzione, né impianti sportivi, né le cose che possiede, per esempio, oggi il nostro paese, nonostante essere un paese del Terzo Mondo.
Quelle competizioni servono tante volte per tentare di dimostrare la superiorità nazionale e persino razziale dei paesi ricchi e delle nazioni sviluppate e per umiliare gli altri popoli, anche se in molte occasioni alcuni dei loro migliori atleti provengono di paesi poveri, in queste condizioni risulta molto difficile che un popolo africano possa organizzare una squadra e avere le risorse per una bella squadra di calcio; tuttavia, gli atleti africani solo hanno l'opportunità di partecipare alle squadre dei paesi industrializzati.
Queste squadre hanno risorse, denaro e portano via gli atleti. Così, per anni, noi abbiamo dovuto lottare molto duramente in quella gara che ogni giorno diventa più sleale e contro quella politica di rapire gli atleti ad altri paesi.
Cuba non ha mai rapito un solo atleta di nessun paese al mondo, e migliaia dei nostri professori e istruttori hanno lavorato in molti paesi; qui sono stati istruiti molti atleti o sono stati inviati istruttori e non abbiamo mai rubato un atleta a un altro paese.
Abbiamo formato i nostri atleti per fargli servire al popolo, perché donino allegrie al popolo, glorie al popolo, onore al popolo, e possiamo dire dei nosti atleti, in primo luogo, che hanno donato tanta gloria e tanto onore, soddisfazioni infinite e gioia al nostro popolo (Applausi).
Chi ha parlato qui non è stato Omar Linares - o il Niño Linares, come lo chiamate affettuosamente - chi ha parlato qui è il figlio di questo paese che ha rifiutato un contratto di 40 milioni di dollari per diventare professionista (applausi ed esclamazioni). Avrebbe potuto parlare Stevenson, in nome degli antichi atleti, che ha rifiutato offerte di milioni (applausi), e tanti altri.
Ebbene, che succede con il baseball? E' il maggiore passatempo. Non abbiamo nemmeno la possibilità, perché siamo bloccati, di cercare altre fonti di guadagno per loro, adesso che tutto è stato professionalizzato nel mondo, come dicevamo prima. Nel prossimo periodo la squadra deve prepararsi per le olimpiadi, anzi, più che per le olimpiadi, per Winnipeg (Giochi Panamericani del 1999, NdT.), che è il passaggio intermedio per l'ottenzione del diritto a partecipare alle olimpiadi, e sappiamo cosa stanno facendo alcuni paesi, reclutando professionisti ovunque, pensando che così potranno evitare che Cuba partecipe alle olimpiadi. Spero che quell'idea sia completamente svanita ieri sera. E anche se riescono, che ne so, a congregare tutti quanti ne vogliono, e nessuno potrà riunire tutti quanti ne vuole. Non c'è dubbio che la squadra degli Stati Uniti può essere forte, forte, forte. (gli dicono qualcosa).
Bene, ma altre squadre di paesi, perfino, della Conca Caraibica hanno già l'acquolina in bocca pensando di assumere professionisti per occupare uno dei due posti che spettano al emisfero per la prossima Olimpiade, mettendoci da parte.
I nostri atleti di baseball - come vi dicevo - sono, durante una grande parte dell'anno, il centro dell'attenzione sportiva del paese, è la realtà: ciò che ha raggiunto il calcio in altri paesi, il ruolo del calcio in tanti altri paesi è quello del baseball qui. Noi abbiamo bisogno di essi qui, nel nostro paese.
Non sappiamo quale sarà l'evoluzione dello sport nei prossimi anni; ma in questo momento noi dobbiamo continuare a lottare contro il tentativo di rapire i nostri atleti. La prima competizione è la lotta contro quei banditi chiamati scouts; non voglio dire che tutti gli scouts siano banditi, però conosciamo alcuni banditi che hanno il compito di chincaglieri ambulanti e al tempo stesso quello politico, di cercare di comprare atleti cubani. E' questa la prima battaglia. Gli Stati Uniti gli appoggia per ovvi motivi di aggressione e di propaganda controrivoluzionaria.
Perché, tuttavia, abbiamo tanti e tanto bravi atleti in questo sport? Perché, fortunatamente, contiamo su molti giovani di straordinaria dignità e patriotismo (applausi); essi meritano la riconoscenza del popolo.
Perciò, in questa occasione, quando stava per realizzarsi la storica partita, una delle prime cose realizzate è stata quella di ricordare molti dei brillanti atleti di baseball che donarono gloria, tanta gloria al nostro paese, e perciò più di 100 atleti pensionati o ex-atleti hanno integrato la delegazione che ha incoraggiato la nostra squadra là, nello stadium di Baltimore. Voi non siete capaci d'immaginare quant'erano felici quando hanno saputo che erano stati ricordati per fargli partecipare ad una partita che loro non poterono vedere, a una partita a cui non poterono partecipare perché non poterono mai misurare le loro forze con quelle squadre di professionisti. Passarono gli anni, è nata una nuova generazione di atleti ed essi hanno avuto il piacere di essere lì, in prima fila, insieme ai nuovi talenti, guardando quell'avvenimento storico. Non possiedono ricchezze materiali, ma sono proprietari di una patria senza padroni che gli ammira e gli ricorderà sempre.
Abbiamo detto: non possiamo dimenticare mai quegli antichi sportivi. Non possiamo dare a loro i milioni che gli offrivano gli scouts ma possiamo dargli tutta la riconoscenza del mondo, tutti gli onori che meritano e tutte le soddisfazioni materiali di cui hanno bisogno. Quelle di cui hanno bisogno, il che non significa ambizione di ricchezze, no; ma saranno sempre ricordati e quanto più migliorerà la situazione economica del paese tanto migliore sarà anche, in modo prioritario, la vita di quegli atleti che hanno fatto tanto per il loro paese e che nessuno ha mai potuto comprare con nessun denaro (applausi).
Lo sport ha donato al paese molto prestigio, e il paese deve compensare quegli atleti, appartengano o meno agli sports altamente quotati nel mercato. Quindi tutti gli atleti che hanno dimostrato lealtà e disinteresse occuperanno il posto degno che spetta loro nella società e saranno ricordati con affetto dal loro popolo anche quando non saranno ormai vivi.
Concediamo una straordinaria importanza a questo incontro storico, perché dimostra la dimensione dei valori umani e morali. E' molto grande il loro esempio. Mi domando se nel mondo si possano incontrare esempi come quelli che ho citato qui oggi, o se un paese che non sia patriotico, veramente degno e rivoluzionario possa generare tali valori; perché la bandiera non si vende, la patria non si vende, la lealtà al popolo non si vende, e la maggior gloria dei nostri più grandi e ammirati atleti è che sono atleti che non si vendono! (Applausi). Sia per questo la nostra prima riconoscenza.
Abbiamo potuto confrontare la capacità di tali uomini con la forza e la capacità di una grande squadra di un paese dove questo sport, come ho detto, è il favorito e dispone d'infinite risorse.
L'elenco salariale di ognuna delle squadre delle Majors Leagues raggiunge la cifra di decine e decine di milioni di dollari all'anno, e in alcuni casi supera i 40, 50, 60 o più milioni di dollari. E' un concetto. Lì c'è stata una competizione, diciamo, tra due concezioni: il nostro concetto dello sport e il concetto dello sport professionista; il concetto dello sport quale diritto del popolo, privilegio e fonte di salute e benessere di tutto il popolo, o lo sport quale oggetto di mercato e fonte di guadagno e ricchezza personali. Nella partita di ieri sera si scontravano queste due idee.
Ormai non si potrà più disprezzare gli atleti amateurs, non si potrà sottovalutare loro.
Dovremo vedere come si svilupperà lo sport mondiale; nessuno ormai sa dove andremo a finire, in modo per adesso irreversibile, con quella triste trasformazione dello sport amateur e delle olimpiadi in una competizione di professionisti. Mi domando quali possibilità restano ai paesi poveri; cioè alla stragrande maggioranza dei paesi.
Cuba, con la concezione rivoluzionaria dello sport, ha l'onore di essere l'unico paese latinoamericano che è riuscito a vincere gli Stati Uniti in una competizione panamericana tenutasi precisamente nella nostra patria, caso unico nella storia; è una dimostrazione dello sforzo realizzato, della qualità dei nostri atleti, del sistema sportivo stabilito.
Infatti, Cuba è oggi, senza dubbio, nonostante essere un paese bloccato e piccolo, l'unico rivale sportivo degli Stati Uniti in questo emisfero (applausi). Ed è tale il prestigio acquisito che quello stadium di Baltimore si è riempito completamente, e parecchi giorni prima della partita erano già stati venduti tutti i posti. Perché? Perché milioni di nordamericani avevano anche loro il desiderio di veder confrontarsi una squadra delle Majors Leagues e una squadra che è campione amateur e lo è stato per molti anni.
La prima sorpresa è stata la prima partita all'Avana; ma, come sapete, allora eravamo impegnati nel nostro campionato nazionale: ottimo campionato che ha affascinato la moltitudine.; era da molto tempo che non si riempiva completamente lo Stadium Latinoamericano. E il giorno dell'ultima partita tra gli industriales e i santiagueros (due delle migliori squadre nazionali di baseball, NdT.), nonostante le attuali difficoltà nel trasporto, c'erano forse più persone - e lì c'erano tante - che nel primo scontro con gli Orioles (squadra nordamericana di baseball delle Majors Leagues, NdT.).
Non potevamo interrompere il nostro campionato, era già stato convenuto l'incontro; è stato allora necessario modificare le concezioni: Che cosa fare? Che cosa fare?
In quel primo incontro abbiam dovuto utilizzare la mazza di legno; era da vent'anni che qui si utilizzava soltanto la mazza di alluminio, e molte tattiche e strategie vengono determinate dall'uso dell'alluminio o del legno. Qui abbiamo perso l'abitudine di usare il bunt (toccare la palla, colpo leggero della palla con la mazza allo scopo di diminuire la velocità della prima per confondere l'avversario, NdT.). Io lo dico ai nostri atleti: voi ancora non sapete toccare la palla. Urquiola (ex-giocatore di baseball cubano, direttore della squadra cubana che ha vinto a Baltimore, NdT.) mi dice invece che sí , che loro conoscono benissimo il bunt e io so molto bene che devono allenarsi ancora tanto in questo tipo di azione; ogni tanto sono necessarie; anche se ancora migliori sono quei hits (battuta valida) lineari che tanto bene hanno lanciato ieri. Tuttavia, bisogna saper farle, perché in occasioni sono necessarie.
L'uso della mazza di alluminio eliminò il bunt, eliminò tante azioni, e adesso coloro che comandano nelle questioni dello sport, hanno ristabilito la mazza di legno e quindi non ci resta altro che subire la mazza di legno.
Quanti giorni abbiamo avuto a disposizione per adattarci se eravamo in campionato? Abbiam dovuto chiamare ai migliori atleti delle otto squadre che erano state eliminate e cominciare ad organizzare una squadra con alcune mazze di legno che ci restavano ed affrettarci nell'acquisto di alcune in più; e quando rimasero quattro squadre delle otto che avevano continuato la competizione, incorporare anche alcuni atleti di esse all'allenamento; quando ne rimasero due, abbiamo chiamato alcuni atleti di quelle due del gruppo di quattro che non parteciparono alla finale, e così aggiungendo atleti delle squadre che venivano eliminate siamo riusciti a organizzare la squadra mantenendo però il campionato.
Dev'essere stata una grande soddisfazione per tutti i tifosi il fatto che il campionato non sia stato interrotto, nonostante l'importanza della partita con gli Orioles. E quando è finito il campionato - già in quella finale usavano la mazza di legno -alcuni atleti appartenenti alle due squadre finaliste che non avevano potuto partecipare alla prima partita con la squadra nordamericana sono stati incorporati al gruppo degli atleti che si allenavano per partecipare alla seconda. Quanto tempo abbiamo avuto a disposizione? Tre settimane di allenamento per adattarci alla mazza di legno, soltanto tre settimane!. Ma ormai avevamo giocato una grande partita con i primi atleti, cui si riferì la stampa internazionale, di cui parlò molto la stampa nordamericana; non ci fu nemmeno un giornale che non parlasse della partita precedente e che non manifestasse ammirazione per la forza della nostra squadra.
Quando sono stati incorporati gli altri atleti, perché tutti sono stati incorporati alla squadra per gruppi, e sono riusciti ad allenare durante tre settimane, il risultato è stato quello che abbiamo visto ieri. Mai come in questa occasione, in così breve tempo, è stato realizzato un allenamento tanto rigoroso e di tanta qualità!
Lì abbiamo potuto valutare ciò che sono i tecnici di livello universitari laureati in quell'istituto di cui parlavamo, le loro conoscenze, la loro esperienza, e vi posso assicurare che disponiamo di uno straordinario capitale. Vi posso assicurare che possiamo fare non una, ma due, tre o quattro squadre che potrebbero partecipare alle Majors Leagues.
Forse un giorno ci sarà pace, ci saranno normali rapporti con il vicino del Nord ed esistirà la possibilità di partecipare a tali competizioni e quando ci riusciremo, potremo migliorare in modo considerevole le entrate, molto modeste oggi, dei nostri atleti.
Bene, non tutti gli sports hanno lo stesso fascino, nel senso di un grande tifo sportivo e grandi possibilità economiche. Succede anche nell'ambito dell'arte, non tutte le manifestazioni artistiche e i risultati del lavoro intellettuale possono ottenere dei grossi guadagni. Certo, ci sono molti scrittori nel nostro paese, molto bravi anche, ma quant' è difficile che un bravo scrittore nel nostro paese possa ottenere guadagni relativamente elevati. Alcuni ci riescono, tuttavia è molto più difficile.
Un bravo pittore può ottenere importanti guadagni; però, in genere, raggiungono la fama soltanto dopo, passato tanto tempo.
I musicisti hanno maggiori possibilità immediate che gli scrittori, grazie all'immenso potere degli attuali mass media che hanno trasformato la musica in una grande industria. Alcuni compositori e musicisti di eccellenza possono ottenere elevati guadagni, perfino molto elevati e in breve tempo. Nel nostro paese ci sono alcuni che guadagnano molto perché producono. Ricevono i loro guadagni, una parte dei quali viene versata come contributo al paese mediante le tasse.
Magari arriverà il giorno in cui anche noi potremo offrire ai migliori atleti, per alcuna via, entrate molto superiori a quelle che ricevono oggi. Sono certo che in un modo o in un altro quel giorno arriverà, grazie semplicemente all'elevata qualità del nostro sport. Se lasciassero vivere in pace il nostro paese, riusciremmo atrovare diversi modi d'incentivare il talento, la consacrazione e le prodezze di cui sono capaci i cubani.
Per esempio, c'è uno sport, pallavolo, i cui atleti una parte dell'anno si allenano all'estero, partecipano alle competizioni integrando diverse squadre e migliorano le loro entrate personali, pur continuando ad essere atleti cubani. Quando arrivano le competizioni nazionali, sono ai loro posti. Qui i campionati nazionali di questo sport durano poco; ma il nostro campionato di baseball, per tradizione e crescente qualità, è il passatempo più importante, durante mesi. Il tifo locale e nazionale desidera vederli e goderne la loro qualità. Se aggiungiamo a questo la costante ostilità e mancanza di norme internazionali, diventa più difficile trovare formule efficaci.
Noi ci abbiamo pensato e crediamo che un giorno potremo migliorare le loro entrate con le risorse proprie del paese, perché sono degni di ricevere, per la loro qualità, virtù, consacrazione, disciplina, un'entrata superiore a quella che ricevono oggi. In mezzo al blocco tutto ciò diventa molto più difficile, e coloro che sono privi di scrupoli, ricercatori di cervelli e di atleti non fanno altro che tentare continuamente di corrompere e comprare qualche nostro atleta.
Vi spiego ciò per far capire perché consideriamo la partita di ieri sera, per molti versi, una storica partita.
Quanti americani saranno oggi sorpresi di aver visto lì, in uno stadium degli Stati Uniti e dinanzi a quasi 50 000 tifosi, l'intervento della nostra squadra. Ci sarà da leggere per molti giorni tante notizie e commentari. E in quali condizioni. Tre settimane di allenamento con mazza di legno! Per quella causa abbiam dovuto multiplicare l'immaginazione. Come risolvere tale situazione: in così breve tempo viaggiare per partecipare alla competizione, incontrare inoltre che piove e fa freddo, senza sapere cosa succederà con la partita che è stata tanto difficile da organizzare e concertare.
Ancora peggio: negli Stati Uniti, meteorologia annuncia che non ci sarà pioggia alla sera; invece, appena iniziata la partita comincia a piovere e la televisione informa che la temperatura è di 12 gradi. Si vedeva come la nostra gente tremava di freddo.
Cosa succederà con i nostri atleti? Un eccellente lanciatore di apertura deve cominciare a giocare lì, in quelle condizioni di freddo e pioggia. S'interrompe il gioco per un'ora, e sappiamo molto bene, da ciò che abbiamo imparato dai tecnici, quali sono oggi le regole, quanto tempo deve riposare il braccio, quanti lanci può realizzare il lanciatore, e cosa fanno dopo che un lanciatore ha già coperto tre o quattro innings, e come usano il ghiaccio, diverse forme di assistenza, il massaggio, il riposo, e un brillante lanciatore che deve interrompere il gioco per un'ora e ritornare poi lì, con la pioggia, il freddo, di fronte ad una squadra di battitori veramente formidabili.
In quel momento, nascono delle difficoltà. Sicuramente tutti da quelle parti pensavano che se il nostro brillante lanciatore di apertura, che aveva raggiunto la gloria nella partita realizzata qui nella capitale, avesse dei problemi, i cubani sarebbero stati eliminati; ciò che non sapevano era che prima che loro ci pensassero, tutte le possibilità erano già state previste.
Ricordo un incontro con gli istruttori, i tecnici, i managers in cui ho domandato: E voi cosa fareste se Contrera (lanciatore cubano che doveva aprire la partita a Baltimore, NdT.) nel secondo inning ha dei problemi, perde il controllo e gli battono alcune palle? Veramente ho fatto tante domande ai tecnici, agli istruttori e agli allenatori. Non sono professore di questo sport né di nessun altro, però almeno conosco l'arte del domandare e di occuparmi dei dettagli. Quando mi rispondevano: faremmo questo, allora domandavo: perché? Dicevano: "Per questo e per quest'altro. Abbiamo molti bravi lanciatori nella squadra". Ed elencavano le caratteristiche di ognuno di loro.
Alcuni analisti dibattevano se Contrera doveva o meno aprire la partita, perché ormai lo conoscevano. Noi abbiamo visto Contrera negli allenamenti e, in determinati momenti, lui era capace di evitare la battuta di quei nostri battitori che lo conoscono bene. Voi non immaginate la quantità di bravi lanciatori che abbiamo, quante virtù, e ci sono alcuni nuovi che possono facilmente raggiungere velocità di lancio di 97 miglia e che non lanciano mai una palla a velocità minore di 90 miglia, a meno che così lo desiderino per confondere il battitore; ma i dirigenti della squadra l'avevano previsto tutto, che fare in ogni caso, e tutto fu attuandosi esattamente com'era stato previsto per ogni situazione; l'avversario era già avanti di due punti agli inizi del secondo inning (nel baseball, ciascuna delle nove parti di una partita nelle quali le squadre si alternano all'attacco e in difesa, NdT.); noi sapevamo quanto battevano i battitori nordamericani, gli avevamo visti.
Ciò che mi ha impressionato di più è stato lo spirito di leoni, di tigri con cui hanno reagito. Sembra che abbiano saltato in cerca della vittoria, e quando ci avantaggiavano di due punti, in quello stesso secondo innig, i tigri hanno saltato e ne hanno fatto quattro; quella reazione, quello spirito, è stato veramente impressionante (applausi). Ed è stato così durante tutta la partita.
In realtà, mi rincresce soltanto che in mezzo a quel freddo e quella pioggia terribili, loro, che avevano una buona riserva, non avessero fatto ciò che fecero con Contrera nella partita all'Avana. Avevano battuto soltanto tre hits e già era evidente lo sforzo esauriente di Vera (lanciatore della squadra cubana che ha iniziato la partita a Baltimore, NdT.) a causa della quantità di lanci, il compagno che ha portato la bandiera, che ha conquistato tale diritto come l'hanno fatto coloro che l'hanno scortato, e altri ancora, come Linares, che ha parlato qui, e che non è mai stato messo out (dichiarato fuori della azione per diversi motivi, NdT.) nemmeno una volta sola (applausi).
Dicevo che mi sarebbe piaciuto che avessero fatto con Vera ciò che fecero con Contrera quando lanciò all'Avana, in modo tanto brillante che sarebbe stato doloroso, dopo quello sforzo di lanciare più di 100 palle, quando era già evidente che non aveva esattamente lo stesso controllo e alcuni lanci erano un po' più alti, che non l'avessero sostituito come fu opportunatemente fatto e lui stesso dichiarò. Dopo, alcuni hanno criticato il manager (il direttore della squadra di baseball, NdT.) per averlo sostituito. In quelle circostanze, sarebbe stato tristissimo che il brillante ruolo da lui svolto durante la partita fosse screditato perché gli avversari se ne approfittassero.
In occasioni, prevale il criterio che il compagno (il lanciatore, NdT.) finisca (la partita, NdT.). In realtà, con quel vantaggio noi avevamo il desiderio che lui non uscisse dalla partita nell'ultimo inning, specialmente dopo i due hits consecutivi nell'ultimo inning, eravamo 12-3 e avevamo un'eccellente riserva, voi non immaginate la qualità della riserva di lanciatori disponibile. Vera stava imponendo un no hits, no run, ( zero battuta, zero carriera, NdT.) alla squadra degli Orioles sin dal primo out del secondo inning fino al primo out del nono. Né hits, né carriera - questo dev'essere iscritto nei libri -; ma noi conoscevamo bene quante risorse erano impegnate lì e ci ha sinceramente colpito che non si preservasse in modo integro l'incredibile prodezza da lui realizzata.
Senti, Urquiola, non vorrei che i tecnici e i dirigenti interpretassero le mie parole come una critica; no, no, sto manifestando un sentimento. Il giorno della gratitudine e degli onori non è il giorno di fare le critiche, capite?
Alcuni non capivano bene la composizione della squadra. Dicevano: hanno mandato quattro terze basi e un short (interbase, NdT.). Sí, c'erano quattro terze basi, ma una di esse faceva anche le veci di battitore designato ed è stato colui che ha "sparato" il tremendo home run ( quando la palla colpita dal battitore supera i limiti del campo di baseball, NdT.) per i 400 piedi (applausi). Ha eseguito in modo brillante il ruolo di battitore a lui assegnato (applausi). Tra quelle terze basi c'era anche un bravissimo battitore emergente di riserva, chiamato Pierre (applausi). Tra quelle terze basi c'era Michel Enríquez, che poteva giocare come short se fosse stato necessario e ancora un altro, e c'era perfino Linares, che in occasioni ha fatto il short quando il giocatore scelto ha sofferto una lesione, e che durante l'allenamento ha mostrato condizioni di costante, sicuro e temibile battitore.
Il concetto fondamentale per quella partita era la forza nella difesa, ma, soprattutto, essere molto forte nell'attacco. Dovevamo vincere quella partita battendo con grande forza e infallibile tatto hits, two bases, three bases e home runs, qualunque cosa ci lanciassero, e quella squadra era una vera e propria fabbrica di hits, two bases, three bases e di qualsiasi cosa.
Si teneva conto della velocità. E' stato inviato un compagno la cui caratteristica fondamentale era la velocità, per decidere almeno con la velocità di corsa fino alla base. C'erano dei fattori sfavorevoli: non soltanto il freddo, non soltanto la pioggia e la mazza di legno, inoltre, diventato pesante il terreno a causa della pioggia perdevamo uno dei nostri vantaggi, cioè la velocità; tutto è stato analizzato dai compagni che avevano la responsabilità di scegliere la squadra e la esperienza per farlo, dettagliatamente. C'era d'aspettare i risultati: sono stati il frutto delle nuove concezioni e dei nuovi metodi di allenamento, e gli uomini hanno dovuto lottare fino alla fine per partecipare alla partita. Non è stato facile.
Solo a mezzogiorno del sabato la squadra ha saputo quali sarebbero gli integranti. Quarantotto atleti si sono allenati, non è stato affatto facile per i dirigenti della squadra decidere; ma hanno fatto la scelta sulla base di norme, di criteri, di principi.
Noi sapevamo che quella squadra era capace di battere quanti hits fossero necessari, e che sarebbe riuscita adare il tutto nel momento preciso, e perciò ha ottenuto una vittoria che potremmo definire spettacolare. E questa squadra - ve lo dico - appena comincia. Aspettate a Winnipeg, aspettate alle olimpiadi, nonostante i molti professionisti che si riuniranno, possiamo aver fiducia cieca, totale, nella nostra squadra.
Il principio numero uno è la disciplina, la consacrazione, la totale dedizione. (Dal pubblico gli dicono: "E l'atteggiamento dell'arbitro.") Lascia quel tema per discutterlo dopo, se vuoi. Ci sono cose più interessanti adesso.
Volevo dirvi ciò, quali sono le prospettive.
A volte pensavamo: sarebbe bello che il pubblico potesse vedere l'allenamento. Tuttavia, pubblico e allenamento, in certe occasioni, sono contrari. Avevamo il desiderio di trasmettere per televisione alla nazione la preparazione degli atleti; sí, la nazione l'avrebbe visto, l'avrebbero visto anche gli avversari, che in quel modo conoscerebbero tutti i lanciatori e ognuno dei battitori, nonchè le loro abilità. Abbiamo detto: discrezione nel baseball.
I giornalisti volevano sapere, loro visitavano le pratiche, osservavano. Hanno capito la strategia. Ma non abbiamo potuto realizzare partite pubbliche che sarebbero state molto interessanti. Quando ci troviamo alle soglie di eventi importanti dobbiamo anteporre l'allenamento allo spettacolo. Può darsi che qualche giorno nei prossimi due mesi di allenamento - può darsi, non si devono assumere impegni - si possa autorizzare la presenza del pubblico o trasmettere per televisione qualche allenamento, perché bisogna usare la tecnica di confondere all'avversario. Quella era una questione fondamentale.
Ci sono alcune idee, nate dalla necessità di prepare la squadra per quella partita in condizioni tanto sfavorevoli. Perché quello era un altro paese, un altro pubblico, decine di migliaia di persone per dare supporto alla loro squadra, provocatori conosciuti assai; freddo, oltre tutto pioggia; mazza di legno, che da vent'anni non si vedeva in questo nostro paese. Non credete che i nostri atleti meritano riconoscenza per aver superato quella prova?
Io dicevo: la partita all'Avana non è quella che conta; qui ci dev'essere massima gentilezza con i visitanti, educazione da parte del nostro pubblico, conoscenza dello sport, rispetto, e ciò è stato ammirato da un bel numero di nordamericani e giornalisti che sono venuti alla partita. Perché questo non è un popolo di selvaggi come immaginano alcuni, confusi dalle menzogne yankee. Il nostro è senza dubbio uno dei popoli più educati, più culti, più istruiti del mondo, acuto, intelligente, degno, ripettoso.
Noi eravamo assolutamente convinti che nel nostro stadium non sarebbe stata pronunciata nemmeno una parola d'offesa contro gli atleti visitatori, ciò non è mai successo. L'assoluto rispetto verso i visitatori, la capacità di applaudire un loro intervento, di ascoltare con rispetto il loro inno, di salutare con rispetto la loro bandiera, è proprio di popoli civili e culti, e noi abbiamo imparato non solo di sport. E' stato dimostrato da recenti ricerche che nel nostro paese, i bambini della terza, quarta e quinta elementare, hanno un grado di conoscenze incomparabilmente superiore a quello dei restanti paesi dell'America Latina.
Cuba occupa il primissimo luogo in quanto alla qualità dell'istruzione e in tanti altri settori: nello sport, più medaglie pro capite nelle olimpiadi; nel settore della sanità, i più bassi tassi di mortalità infantile nell'emisfero, compreso gli Stati Uniti, a eccezione, forse del Canada. Tuttavia, non è solo quello, questo paese ha acquisito coscienza, cultura generale e politica, senso della dignità, del rispetto.
Perciò nel nostro paese nessuno ha mai offeso un cittadino nordamericano, perché questa Rivoluzione è stata fatta e si è sviluppata non sulla base del fanatismo, né di dogmi di nessun tipo, ancora meno di odii e pregiudizi, ma su fondamenta di idee, di coscienza, di cultura. Il nostro popolo ha imparato a pensare. Portiamo nell'anima lo spirito rivoluzionario, e non è rivoluzionario colui che offende, ma colui che si riconosce portatore della verità ed è capace di sostenerla e di difenderla. E' questo il nostro popolo. Nessun paese nel mondo potrà dare l'esempio che può dare Cuba, esempio di ospitalità e di rispetto ai visitatori.
Non abbiamo mai inculcato odio verso il popolo o il cittadino nordamericano. Abbiamo sempre attribuito la responsabilità al sistema; in primo luogo al sistema. Tale sistema è molto difficile che produca buoni governi, a eccezione di alcuni brillanti statisti come Roosevelt, in momenti di profonda crisi del capitalismo, dell’auge del fascismo in Europa e di grave rischio di conflitto mondiale. Alcuni un po' più scrupolosi, altri meno; alcuni con più etica, altri con meno; alcuni più intelligenti che altri; alcuni più consapevoli della storia o con maggior senso della responsabilità, altri con meno o senza nessuna delle due cose. Il proprio sistema stabilito in quel paese, il suo potere, la sua ricchezza, le sue fondamenta economiche e sociali, generano egoismo, arroganza, prepotenza e disegna governi destinati quasi esclusivamente a sostenere ed estendere un grande impero. Tuttavia, non abbiamo mai attribuito la responsabilità del sistema, né dei suoi governi al popolo nordamericano. Ed è che tante volte essi non possono fare nulla e , tuttavia, hanno potere per fare tante altre cose. E' la realtà.
Quella partita del 28 marzo all'Avana è servita per far sí che molta gente in quel paese avesse una visione diretta di Cuba. Quella stessa sera sono stati organizzati due ricevimenti - perché partivano lunedì - : uno per coloro che sono venuti con la squadra degli Orioles, centinaia di persone, alle ore 19:30, e all' 1:00 della notte un'altra per un grande numero di artisti, musicisti nordamericani che si erano presentati con musicisti e artisti cubani. Credetemi: non immaginate quanti complimenti relativi a Cuba ho sentito quel giorno! Quando gli integranti della squadra passavano dinanzi a me, tutti coloro che erano legati allo sport, non ascoltavano altro che i complimenti pieni di ammirazione riferiti ai nostri atleti, al nostro pubblico, al nostro popolo. E non stavano dicendo bugie, né dicevano tutto ciò per farci piacere, come succede tante volte; per il contrario, quando si percepisce il grande entusiasmo con cui manifestano tali concetti, vuol dire che hanno ricevuto una piacevole e al tempo stesso sorprendente impressione sul nostro popolo.
Dopo, sono passati gli artisti, i musicisti, ed è sucesso esattamente lo stesso: quella sera ho dovuto stringere la mano a non so quante persone e ognuna di esse si fermava un minuto accanto a me per parlarmi sui musicisti. Loro sono andati al ricevimento insieme ai musicisti cubani: impressionante! Coloro ammiravano lo sport, codesti la cultura del nostro paese, l'arte del nostro paese, lo sviluppo della musica nel nostro paese, che non per caso abbiamo anche un Instituto Superiore d'Arte e tante altre scuole d'arte.
Sono tanti i settori in cui il nostro paese è progredito, e la condizione più rilevante è che niente di tutto ciò è crollato durante questi anni difficili; perfino quel famoso teatro distrutto da un incendio è stato ricostruito e inaugurato di recente. E si ricostruisce l'antico museo e si crea un altro; avremo due ottimi musei. Il nostro paese possiede un grosso capitale di opere d'arte che saranno al servizio del popolo per farlo diventare più saggio e culto in queste materie.
Sono tanti i settori. Durante questi anni non è stata chiusa nemmeno una scuola, e migliaia di nuovi maestri laureati vengono incorporati all'istruzione elementare. Non è stata chiusa nemmeno una policlinica. In questi anni di periodo speciale circa 30 000 nuovi medici hanno cominciato a lavorare nei nostri servizi di salute. Quale altro paese può fare ciò essendo sottomesso ad un blocco e dopo il crollo dell'Urss e dei paesi socialisti dell'Est? Questi sono i grandi valori del nostro popolo e penso che oggi dobbiamo rilevarli, perché questa è un'opera di tutti.
Tuttavia, bisogna essere giusti. Abbiamo ottenuto una vittoria, una grande vittoria sugli Orioles. Alcune agenzie stampa la definiscono di schiacciante. Noi non vogliamo definirla in questo modo; io dico che è stata una storica vittoria, una bella vittoria, ma non useremmo mai tale aggettivo. Non vogliamo schiacciare nessuno, ancora meno una squadra che ci ha permesso di realizzare un incontro come questo, tra due concezioni dello sport; tra una grande squadra delle Majors Leagues e una squadra della piccola Cuba (applausi), non professionista, grazie allo sforzo dei dirigenti di quella squadra, del principale rettore e socio azionario della squadra degli Orioles. Ha lottato per anni finchè è riuscito a far accettare questo incontro.
Si è discusso parecchio, non pensiate che sia stato facile, perché c'erano alcuni contrari all'incontro. In questo caso non mi riferisco ai tradizionali provocatori, ma a importanti politici che si opponevano a questo incontro; altri l'appoggiavano. In tale situazione era difficile organizzare qui l'incontro. La forma e destinazione dei guadagni sono state cause di tante discussioni, non per l'ammontare, ma per le leggi relative all'embargo, unite ad alcune capricciose esperienze, e non propriamente da parte degli Orioles, no. Coloro che volevano creare degli ostacoli, pretendevano inoltre alcune inaccettabili condizioni.
I dirigenti della squadra degli Orioles ed altri dirigenti delle Majors Leagues appoggiarono l'incontro, e dopo molte discussioni, verso il 10 marzo, una o due settimane prima della partita iniziale, si raggiunse un accordo relativo alle questioni essenziali, anche se rimanevano ancora alcune cose da discutere. Furono superate tutte le difficoltà e finalmente ci fu la partita. La seconda partita risultò difficile per diversi motivi, fu necessario vincere importanti ostacoli.
Uno dei primi veri ostacoli è stato il trasporto degli atleti; noi avevamo convenuto con la squadra degli Orioles, ed era stato accettato dalle autorità degli Stati Uniti, che per le due partite ogni squadra avrebbe viaggiato nelle aerolinee del proprio paese; quindi era immaginabile che i cubani viaggiassero nei propri aerei, nelle aeronavi delle nostre aerolinee.
All'improvviso sorge un problema che non era stato previsto - ci sono tante leggi, emendamenti e ancora emendamenti che hanno creato situazioni veramente assurde - : il rischio che appena arrivati i due aerei cubani con gli atleti e gli altri membri della delegazione potessero esserci delle reclamazioni da parte di qualunque bandito, -di qualcuno dei famosi personaggi che furono cittadini cubani proprietari di zuccherifici, di grandi latifondi, di industrie e proprietà varie, che partirono verso gli Stati Uniti, convinti che la Rivoluzione sarebbe durata pochi mesi-, ai sensi della famosa Legge Helms Burton che gli attribuisce il carattere di proprietari nordamericani danneggiati; e, in aggiunta, altri regolamenti, più un emendamento recentemente approvato senza che nessuno sapesse, perché, purtroppo, ogni anno vengono approvate molte leggi come quella del bilancio che hanno - e Alarcón (Presidente dell'Assemblea Nazionale del Potere Popolare di Cuba, NdT.) lo sa - 4 000 o 5 000 pagine e nessuno le legge, e non si preoccupano nemmeno di tutto quanto si aggiunga e sia contrario a Cuba, un emendamento oggi, un altro domani e ogni tanto ne approvano uno. Hanno fatto un casino in quel paese e oggi ne vediamo le conseguenze.
Poco tempo fa sono state interrotte le comunicazioni . Ah!, sí, per causa delle decisioni di un giudice, che ha accolto le domande di un gruppo di avvocati e parenti di tre persone morte nel famoso incidente provocato dai tre piccoli aeroplani - che non è accaduto accanto alle coste di Washington, né della Florida, né di Key West, ma a poche miglia dalle nostre coste - che violarono ripetutamente lo spazio aereo del nostro paese e arrivarono perfino a volare sul territorio in qualche occasione, fatto che nessun paese al mondo permette o può permettere e che è stato motivo di innumerevoli avvertenze sulla possibilità di causare un incidente , come , in effetti, avvenne. I domandanti chiedevano quasi 200 milioni di dollari d'indennizzo, più di 60 milioni per ogni persona.
Ma non è questo l'unico caso. Qualunque personaggio di quelli che lasciarono qui delle proprietà che passarono poi alla Rivoluzione, ha il diritto di trovarsi un qualsiasi giudice e presentare un'istanza allo scopo di bloccare, sequestrare o confiscare qualunque proprietà di Cuba. Seguendo tale procedura presentarono un'istanza volta a confiscare i fondi che debbono pagarci per le comunicazioni telefoniche tra entrambi i paesi, perché logicamente, nelle comunicazioni telefoniche ogni paese riceve la parte che gli spetta per i servizi che offre e, in questo caso, avremmo dovuto offrire gratis i servizi telefonici soltanto perché a un giudice bandito, noto complice delle provocazioni contro Cuba, di fronte ad un governo impotente, gli è saltato in testa, in virtù di tutte le suddette leggi e pazzeschi emendamenti da loro stabiliti, di accogliere una domanda e confiscare o pretendere di confiscare i fondi; e mentre si svolgono i processi, passano i mesi e i fondi sono bloccati senza che si sappia cosa accadrà alla fine.
In questo modo hanno bloccato i pagamenti del mese di dicembre e noi gli abbiamo avvertito: non si possono bloccare i fondi, dovete pagarci, in caso contrario, adotteremo le misure pertinenti. In effetti, non ci è rimasta altra opzione che applicare le disposizioni pertinenti e abbiamo interrotto le comunicazioni telefoniche con le imprese degli Stati Uniti che offrivano tale servizio, in virtù degli accordi convenuti tra il governo degli Stati Uniti e Cuba, a eccezione di una impresa che è stata dimenticata dal giudice, o dagli avvocati, o non so da chi, ancora non è del tutto chiaro, e che continua ad adempiere le obbligazioni di pagamento ed a funzionare. Adesso, le telefonate dagli Stati Uniti si devono fare attraverso la Spagna, l'Italia, il Portogallo ed altri paesi, devono passare da chissà dove, tuttavia, le telefonate continuano, anche se i servizi non sono efficenti quanto prima e costano di più alle suddette imprese.
Noi abbiamo una società mista - il cui principale socio azionario ovviamente è lo Stato cubano - che gestisce gli impianti telefonici del paese, quell'impresa ha dei contratti con diverse aziende nordamericane. A partire dalla decisione del giudice di ordinare ad esse di non pagare s'interruppero i servizi, che cosa volevano? che continuassimo offrendo i servizi? Era inaccettabile. Non so se ci sarà in giro qualche sciocco che pensi che la nostra decisione era sbagliata. In fatti, sarebbe stupido e sbagliato continuare ad offrire un servizio che ci impegna ed esige lavoro, energia e risorse, mentre un giudice là li blocca. Nossignore, vedremo poi come risolvere questo problema.
Ma non è soltanto questo, c'è una nuova politica: quella di confiscare, in pratica, i nostri brevetti, i marchi di maggior prestigio, per esempio il rum Havana Club. In virtù di un'istanza presentata da coloro che più soldi apportarono per l'approvazione della legge Helms-Burton, e cioè la società Bacardí, si sono apropriati, perchè venuto loro in voglia, perchè venuto loro in voglia! del marchio Havana Club, uno dei più prestigiosi del mondo, e sono stati impegnati in una lotta contro un'impresa francese socio di Cuba per la commercializzazione del suddetto rum. Come capirete noi non abbiamo alcuna possibilità di presentare istanze negli Stati Uniti, e ancora meno di trovare un giudice che ci dia ragione, ciò sarebbe un'illusione, non è mai successo!.
Adesso stanno processando un gruppo di amichetti del governo degli Stati Uniti, membri della famosa Fondazione Cubano Americana, per l'attentato che pensavano di farmi nell'isola Margarita; sono stati sorpresi per caso da un guardacoste nordamericano che cercava trafficanti di droga, sono in prigione e sotto processo, vedremo come andrà a finire, perchè da una parte, i tipi compaiono al processo, dall'altra, appaiono fotografati con importanti personalità politiche degli Stati Uniti, importanti personalità del governo.
No, mai un giudice ci ha dato ragione in quel paese.
I francesi contendono in giudizio; ma perfino i francesi hanno ricevuto un torto, e la società francese ha presentato un ricorso.
Ebbene, non c'è più riconoscimento del marchio. E' una svergognata violazione delle leggi internazionali, una violazione di un diritto riconosciuto. Lo stesso fanno o possono fare con altri marchi. Spero che nessuno si lamenti se un giorno cominciamo a produrre Coca-Cola - forse riusciamo a farla anche meglio - e mettiamo su una di quelle lattine: Coca-Cola cubana, e forse per curiosità qualcuno la compri; perché c'è un italiano che ha una società mista con un'impresa cubana, produce vino, abbastanza buono.
Io ho detto: sarà pazzo l'italiano! No. Anzi, l’uva non era stata ancora piantata e lui aveva già la fabbrica e l'ha fatto funzionare, e ha utilizzato un mosto importato mentre sviluppa la piantagione ed è riuscito a produrre un vino di uva di buona qualità. Disse che un giorno l'avrebbe venduto non so in quanto, cento dollari la bottiglia, credo. E recentemente ha venduto alcune bottiglie a 80 dollari, in una mostra organizzata da lui.
C'è chi dice che se Cuba produce un rum tanto buono ed tanto famosa per il rum e i sigari, allora questo vino dev'essere assai buono. In realtà, il vino non era male, né tanto meno, ed è stato venduto; il prestigio è tanto importante quanto la fama.
Magari c'è chi dice: caspita!, vogliamo assaggiare la Coca-Cola cubana. O forse marchi di articoli di profumeria o tanti altri da vendere nel cosidetto mercato di frontiera. No, che non si lamentino se utilizziamo qualunque marchio americano per produrre e commercializzare prodotti. E' da supporre che non resteremo con la braaccia incrociate.
Ma c'è di peggio: il colmo è stato che la nostra squadra non poteva viaggiare negli aerei cubani e ciò ha messo in pericolo la partita; è stato motivo di preoccupazione anche per le autorità nordamericane, perché coinvolti in quella mischia che hanno creato per anni si sentono ormai incapaci d'impedire che qualunque povero diavolo presenti un'istanza di sequestro nei confronti degli aerei cubani.
Siamo arrivati a tali estremi, e per quella via, infatti, nemmeno i bagagli di un funzionario d'imprese o dell'amministrazione pubblica di Cuba che viaggi agli Stati Uniti saranno sicuri. Qualunque giorno al compagno Alarcón, Presidente dell'Assamblea Nazionale, che ogni tanto deve viaggiare per discutere diverse questioni relative agli accordi di migrazione ed altre, gli confischeranno il bagaglio a mano. E' incredibile, una cosa ridicola e insolita.
Adesso immaginate cosa significherebbe che viaggiasse la squadra con tutta la delegazione, con gli antichi e gli attuali atleti, distinti lavoratori, studenti, giovani e confiscassero il loro l'aereo. Voi immaginate quale scandalo mondiale ci sarebbe? Beh, sarebbero diventati convittori nell'albergo. Sí, infatti, convittori, non avrebbero l'aereo per ritornare, e possibilmente si sarebbero impegnati in ritornare nel proprio aereo. Avrebbero a loro offerto alloggio - non so chi avrebbe pagato- e possibilmente cibo che, magari, avrebbero rifiutato perché non avevano fame o semplicemente non volevano acettarlo, v'immaginate quale scandalo ci sarebbe stato?
Penso che il governo degli Stati Uniti era preoccupato in modo sincero da questo problema, perché non aveva una soluzione allo stesso. Preferivamo le nostre aerolinee per diverse ragioni, abbiamo molta fiducia nei nostri pilota che, per di più parlano lo spagnolo, nonchè negli altri che offrono i servizi sull'aereo, le hostess, e in altri lavoratori delle aerolinee. Preferiamo i nostri che parlano lo spagnolo, penso che ifluiscee psicologicamente partire su un aereo del proprio paese, trasmette più fiducia e sicurezza; soprattutto se si tratta di un paese come il nostro che ha sofferto esperienze tanto amare come quella del brutale e mostruoso sabotaggio di un nostro aereo in volo, carico di passeggeri civili, dove morirono tutti gli integranti della squadra giovanile di scherma, campeoni in competizioni internazionali che ritornavano a Cuba carichi di medaglie. Infatti, ci sentiamo più sicuri quando l'equipaggio è nostro, c'è più cura in tutti i sensi e maggior controllo per garantire la sicurezza degli aerei.
Allora si è creato un problema molto serio. Che fare? Per noi era umiliante, nonchè ingiusto, dover noleggiare ad una impresa straniera uno o due aerei per trasportare la nostra delegazione, e quindi il viaggio era in pericolo. Loro ci avevano avvertito su questo pericolo, anzi ci avevano detto che era quasi sicuro che accadesse, ma non potevano fare niente in assoluto; in realtà loro ci avevano avvertito alcuni giorni prima del viaggio.
Noi dovevamo prendere una decisione, e pensammo che, infatti, la realizzazione di quell'incontro era importante. Molta gente aveva lavorato in buona fede per la partita; solo i più accaniti nemici di Cuba si opponevano. Abbiamo meditato profondamente. Pur essendo molto difficile per noi rinunciare a tale diritto ormai sancito, esercitarlo avrebbe creato, per i motivi esposti in precedenza, un inevitabile e serio conflitto. Sarebbe stato molto triste che ciò che era stato concepito come uno scambio amichevole, o un incontro sportivo amichevole - sebbene non fosse il primo, c'erano già stati tanti altri - diventasse un conflitto, un problema che solo renderebbe felici coloro che con tanta rabbia si opponevano alla competizione. Quindi, agendo con tutta la serenità e responsabilità necessarie, ci siamo rassegnati all'idea di rinunciare a volare nei nostri aerei e noleggiare un aereo di una aerolinea straniera - in questo caso canadese - per realizzare il viaggio. Rapidamente abbiamo noleggiato l'aereo.
Abbiamo noleggiato un grande aereo, oltre 300 posti, invece di due più piccoli; in realtà, io avrei preferito due più piccoli. Mi vien la pelle d'oca quando penso al carico che trasportava quell'aereo: oltre la squadra, più di 100 distinti ex-atleti, e innumerevoli compagni, laureati, lavoratori, giovani e studenti di rilievo. Infatti, quando ho visto decollare quell'apparecchio, ho pensato che sarebbe stato preferibile noleggiare due aerei più piccoli.
Ebbene, è stato risolto anche questo problema nonostante la situazione esistente. Le disposizioni adottate contro il nostro paese, che non è poi un paese indifeso, il nostro paese sa come difendersi, sono inammissibili. Creano dei precedenti che un giorno possono voltarsi contro loro. Anche noi abbiamo bravi avvocati, abbiamo un'alta morale, tante risorse morali e legali per affrontare il feroce attacco contro gli interessi del nostro paese.
Dobbiamo dire che le autorità - diciamo il governo, anche se lì ormai nonsi sa più quanti governi, quanti interessi e politiche scontrate ci sono - hanno agito a riguardo buona fede.
All'interno degli Stati Uniti l'opinione a riguardo non era unanime, però sappiamo che si sono interessati cercando una soluzione ai problemi; da parte nostra, noiabbiamo contribuito a tale soluzione.
Alla fine ci sono stati alcuni problemi con i visti. Per poco non si è creato un altro ostacolo che in quel caso sarebbe stato insuperabile. Mancavano i visti di oltre la terza parte della delegazione, e quello non potevamo ammeterlo in nessun modo, perché non c'era argomento, non c'era alcuna ragione, assolutamente niente che potesse giustificare ciò, e avevamo deciso di non viaggiare se non ci concedevano i visti richiesti.
Tra l'altro si parlava del termine di presentazione delle richieste di visto, che nel caso degli ultimi visti richiesti era stato di 72 ore previe al gioco. E invece noi qui, quando ci fu la partita all'Avana, in poche ore autorizzammo l'aterraggio di aerei che deciseri di venire all'ultimo minuto; visti richiesti con solo 6 ore di anticipo. Quindi, il pretesto del termine era inaccettabile.
Se avessimo accettato tale decisione la nostra squadra sarebbe stata disintegrata prima della partenza, quando ormai tutti i compagni erano stati avvertiti, erano già state predisposte tutte le condizioni di vestiario e tutto il necessario per un breve viaggio; ma, sopratutto, sarebbe stato colpito l'entusiasmo di decine e decine di compagni, ex-atleti, giovani, studenti e lavoratori che erano felici perché avevano la possibilità di essere lì presenti.
Noi abbiamo detto: Ma, come? Sono per caso persone che abbiano commesso reati, crimini, trasgressioni? C'è almeno uno cui possano attribuire un'azione immorale o illegale che giustifichi la non concessione del visto ? Dopo aver lottato parecchio, ci dissero, cosa straordinaria, che vietavano alcuni compagni. Abbiamo domandato: Quale? Ah!, no, che Ordaz non può viaggiare? (Bernabé Ordaz, Direttore dell'Ospedale Psichiatrico dell'Avana, ex- integrante dell'Esercito Ribelle nelle montagne, compagno di lotta e amico di Fidel Castro, NdT.) Cos'ha fatto Ordaz?
Conosco Ordaz fin troppo bene, perché l'ho visto costruendo con le sue mani ospedali di legno e paglia che salvarono molte vite, e dopo il trionfo della Rivoluzione ha lavorato per 40 anni in quel ospedale, che all'epoca dell'orribile capitalismo serviva da "magazzino" di malati mentali, dove i malati morivano in modo massivo e che oggi è diventato uno dei centri di cura mentale più prestigiosi del mondo - sentite ciò che vi dico - uno dei centri più prestigiosi e riconosciuti del mondo -, ammirato da tante persone. Chi l'ha diretto durante quattro decenni è una delle persone più umane, rispettate e amate da tutta la popolazione. Ha donato la salute a innumerevoli persone. Condotta incensurabile, consacrazione totale e assoluta al suo nobile lavoro lo distinguono. Cosa ha fatto Ordaz per meritare tale esclusione? Sarà forse perché una bandita, figlia di uno sbirro di Batista che assassinò decine di giovani prima di rifugiarsi negli Stati Uniti, ha avuto l'infamia di dichiarare che quel ospedale è un centro di torture? Tali calunnie generano rigetto e ripugnanza, tuttavia, risulta ancora più ripugnante che ci siano persone che ci credano o le ammettano o s'impauriscano di fronte a tali dichiarazioni pur consapevoli della loro assoluta falsità. Quella esclusione era tanto indignante che non era possibile ammetterla.
Noi avevamo il dovere morale di escludere qualunque persona su cui pendesse un'imputazione di aver commesso un reato, d'essere un trafficante di droghe, un vizioso, un immorale; però rassegnarsi ad accettare che un compagno come colui che ha gestito quell'ospedale durante 40 anni, insomma, era impossibile. Io mi domandavo: Tale decisione sarà stata presa perché il popolo ha eletto lui quale membro dell'Assamblea Nazionale? Poi ho pensato: Ma, anche Fernández è lui membro dell'Assamblea, nonchè Linares e Pacheco, atleti della squadra. No, quello non poteva essere il motivo.
Le prime difficoltà riguardavano Alarcón: "Per piacere, è meglio che sia ritirata la richiesta di visto". Anche Fernández era motivo di preoccupazioni per loro; però, gli preoccupava di più Alarcón, per la sua carica. E va bene. Non ci sono problemi, abbiamo risposto, Alarcón è a Londra, al suo rientro ne discuteremo. Alarcón era stato invitato alla partita da vari dirigenti delle Majors Leagues. Riusciremo a convincerlo di declinare l'invito. Dunque, risolto il problema di Alarcón restava quello di Fernández, che era il Presidente del Comitato Olimpico; però è sorto quello degli aerei, che era molto più difficile che quello di Fernández. Noi avevamo avuto la deferenza di risolvere il problema degli aerei, però il problema peggiore fu quello che si presentò all'ultimo minuto relativo ai visti della delegazione. Risultava evidente che qualcuno si stava dando da fare.
Mi sono riunìto allora con tutti i compagni della delegazione, fu, infatti, è stata, una riunione emozionante. Erano presenti gli atleti già scelti. Si è tenuta il sabato, 1mo maggio, verso le ore 15:30, dopo la grandiosa manifestazione che evidenziò lo spirito del nostro popolo e dei nostri lavoratori, il crescente spirito di lotta del nostro popolo; dopo quella manifestazione, quasi tutto il tempo è stato dedicato al delicato imbroglio dei visti. La delegazione doveva partire la mattina del giorno seguente. Già da prima avevamo convocato una riunione da realizzarsi verso le ore 18:00. Decisi di comunicare il problema agli atleti e a tutti i membri della delegazione: sono venuto per salutare una delegazione che non so ancora se viaggerà o meno. Ed spiegai bene cosa stava succedendo con i visti. Dissi: O ci andiamo tutti o non ci va nessuno (applausi). Ciò che state facendo adesso lo fecero anche loro, tutti i membri della delegazione e tutti gli atleti applaudirono con enorme forza. E così eravamo giunti all'estremo di non sapere quando partirebbero, tuttavia, avevamo la speranza di farcela, perché il nostro atteggiamento era tanto ragionevole che speravamo una soluzione.
Ebbene, il programma convenuto stabiliva la partenza alle ore 10:00 della domenica. Non è stato possibile partire allora. Ma il giorno prima, mentre eravamo riuniti con la delegazione, ancora non lo sapevamo. Era necessario fare una pratica di allenamento che era stata fissata per domenica pomeriggio a Baltimore; se i visti non arrivavano prima delle ore 10:00, avremmo perso l'allenamento qui e là. Abbiamo deciso di realizzare l'allenamento domenica mattina a Cuba.
Quando eravamo riuniti, sin dalle ore 18:00 fino alle 21:00, del sabato, non era stata trovata ancora una soluzione. Allora abbiamo organizzato un programma : se alle ore 24:00 non è ancora giunta la risposta, cancelliamo il viaggio delle ore 10:00. Se a mezzogiorno della domenica non abbiamo ricevuto la risposta, cancelliamo il viaggio del pomeriggio e aspettiamo fino alle 10:00 della mattina del lunedì. Ho domandato agli atleti, specialmente ai lanciatori: Se partissimo alle 13:00 dello stesso giorno del gioco, e arrivassimo all'albergo alle 17:00, dopo il viaggio, e dall'albergo fosse necessario andare al campo di baseball per fare una breve ispezione e prepararsi per il gioco, pensate che potreste mantenere la stessa efficenza, lo stesso controllo? non vi danneggerebbe ? Tutti hanno detto: "Ce la facciamo; anche se dovessimo iniziare un lungo viaggio alle ore 13:00, saremmo disposti ad andare direttamente allo stadium e compettere."
E così, ci siamo reservati la possibilità di aspettare fino al lunedì alle 10:00 del mattino, disponendo solo di tre ore per viaggiare all'aeroporto, realizzare le pratiche minime e prendere l'aereo. Era possibile che la nostra squadra, oltre tutti i problemi che vi ho raccontato, dovesse viaggiare e dall'aeroporto partire direttamente verso lo stadium. Eravamo disposti, se ci davano una risposta ragionevole, ad adempiere il nostro impegno, e avevamo la speranza che essi riflettessero sul tema. Potevamo aspettare.
Veramente, l'unica conseguenza è stata che invece di partire la mattina, siamo partiti al pomeriggio della domenica, alle 17:00 - dico siamo partiti perché io sono partito con loro, spiritualmente, vero?
(Un membro della delegazione dice: "è ciò che avremmo voluto".)
Io potevo fare di più per voi qui.
Sono partiti alle 17:00 del pomeriggio per arrivare in albergo alle 21:00, diretto al letto, e so che hanno dormito circa dodici ore, perché ciò era la cosa più importante. La mattina, hanno realizzato il loro allenamento, si sono riposati un po', sono partiti verso l'aeroporto, sono saliti sull'aereo, sono arrivati in albergo all'ora prevista, hanno cenato, e a dormire; almeno 12 ore -ciò si è percepito nelle battute di ieri- dopo pranzo hanno riposato ancora e poi sono partiti verso lo stadium.
Tutti quei problemi si sono presentati. Fortunatamente, verso le ore 22:00 del sabato, mentre eravamo alla manifestazione della CTC (Centrale di Lavoratori di Cuba, NdT.), ci è arrivata la notizia che tutti i visti mancanti sarebbero concessi.
Per caso, Ordaz aveva visitato Washington l'anno scorso, per ricevere nientemeno che un premio dell'Organizzazione Panamericana della Sanità. Allora non c'era stato alcun problema con il visto. Quante cose orribili avrebbe dovutto fare Ordaz che gli impedissero di andare a Baltimore, nonostante aver ricevuto un premio dall'Organizzazione Panamericana della Sanità a Washington. Senza dubbio ciò non aveva alcun senso.
Ci hanno detto che avrebbero fatto un grande sforzo per far sí che alle 10 del mattino i visti fossero pronti; ciò ci ha costretto comunque ad allenare la mattina a Cuba, poiché come vi avevo detto, c'era il rischio che i visti fossero giunti tardi e la nostra gente non potesse fare l'allenamento né qui ne là. Allora abbiamo detto: l'allenamento qui la mattina, viaggio al pomeriggio. E, infatti, loro adempirono l'impegno, e hanno concesso tutti i visti.
Ho l'impressione che qualcuno abbia preso tale decisione assurda, ma questi non apparteneva ai livelli superiori di governo, e quando tante persone lì, legislatori, personalità influenti, nonché i dirigenti delle Majors Leagues, hanno saputo quella notizia, si sono mobilitati per cercare di risolvere il problema e hanno spiegato. La risposta è arrivata dopo sei ore, ma in termini ancora imprecisi, cioè che avrebbero fatto uno sforzo per predisporre i visti all'ora citata. Questa è la storia.
Ci piacerebbe conoscere da quale livello è partita l'assurda idea di eliminare un terzo della nostra delegazione senza alcuna giustificazione; è stato allora che tutti insieme hanno deciso di non accettare nessuna esclusione ingiustificabile. Non è stata una decisione del governo, è stata discussa ed approvata da tutti loro.
Prima che andassero a letto, a mezzanotte, avevamo già informato loro che il problema si era risolto, che però non era conveniente partire la mattina a causa dei rischi che poteva generare un'eventuale dilazione nella consegna dei visti. Ciò è stato l'ultimo ostacolo da risolvere.
E' onesto ammettere che le alte autorità nordamericane, che sono state coinvolte nelle difficoltà, per cause diverse, hanno mantenuto tutto il tempo la decisione di realizzare e di rispettare, nel possibile, l'impegno assunto; la questione degli aerei è diventato l'impossibile.
Si deve dire che le autorità della dogana a Baltimore hanno agevolato le pratiche perché i nostri atleti potessero essere alle 9:00 in albergo, e le autorità incaricate della sicurezza ci hanno offerto tutte le facilità e hanno collaborato. Ci minacciavano con cose orrende e nessuno mica lo ricordava. Spaventare un atleta o un membro della delegazione è assolutamente impossibile.
Il Sindaco di Baltimore - è sindaco da parecchi anni - una persona stupenda, ha visitato il nostro paese; - ci ha accompagnato il giorno della partita - è stato uno di coloro che si mobilitarono per trovare una soluzione ai problemi, collaborando al massimo.
La popolazione di Baltimore si è mostrata ospitale, rispettosa, molto interessata alla partita e che questa si realizzasse in pace; erano interessati allo sport, non ai gruppi di politicanti che volevano disturbare l'ordine, e che, infatti ci provarono più di una volta. Mi riferisco all'argomento in cui era interessato il compagno qui poco fa.
Vorrei sottolineare l'atteggiamento estremamente positivo e coraggioso del signore Peter Angelos, principale socio azionario e rettore degli Orioles. Tanto durante il periodo precedente e negli anni che ha lottato per questo incontro quanto nello sforzo realizzato per eliminare le difficoltà e svolgere la partita all'Avana, pur essendo molto vicino nel tempo il loro campeonato, e anche se la partita si sarebbe realizzata in mezzo alla nostra serie, si è impegnato al massimo ed ha fatto tutto il possibile. E' partito dal nostro paese veramente grato e riconoscente delle nostre attenzioni e dell’ ospitalità. E' stato il primo nella lotta per far sí che questo incontro si realizzasse.
Mi ricordo che lui sedeva accanto a me, alla mia destra, durante la partita qui all'Avana, e nei momenti difficili della partita lo vedevo teso; non si sapeva chi vincerebbe quella partita, e finalmente ho detto: "Bene, dopo tutti gli sforzi che hanno fatto sarebbe una pena..." Ho scherzato con loro e ho detto: "Si abbasseranno le azioni dell'impresa se perdete la partita." Volevamo vincere, ma abbiamo perso. Io mi consolavo pensando: Questo gioco è meglio che lo vincano loro, è quasi un meritato premio per chi ha tanto lottato, molto più di noi, per la partita. Dobbiamo vincere là. Lui si è comportato molto bene, anche gli altri membri, personalità e dirigenti delle Majors Leagues.
Il pubblico presente è stato molto rispettoso, ha manifestato l'entusiasmo. Anche la nostra gente ha portato cornette, piatti e di tutto ma con un principio: non far nulla che possa essere sgradevole o che possa rendere difficile l'intervento degli atleti. Se c'è un home run, mentre corrono alle basi, potete suonare tutti gli strumenti, e abbiamo sentito qui le cornette e tutto. Credo che avessero perfino una tromba militare là (gli dicono che c'erano cornette). Le cornette...là c'era Armandito, il tintore, tra i più illustri membri della delegazione, dirigendo l'orchestra (applausi).
Ma, sopratutto, educati; sopratutto, educati; non far nulla contrario ai costumi. Se l'abitudine lì è tacere mentre la palla è in gioco, allora, tutti zitti, in silenzio, e vi consiglio d'incoraggiare gli atleti e di far tutto il rumore possibile nel momento in cui non disturbiate, assolutamente. Non fate niente che possa ferire la sensibilità del pubblico. Ciò è stato il primo principio.
Secondo, non lasciarsi provocare, non dare loro il piacere di vedervi commettere un'azione di violenza. Se vi passano accanto, voi zitti; se dicono qualche sciocchezza, voi zitti; massima serenità ed equanimità. Voi conoscete bene la nostra gente, non le piace che l'insultino, e perfino questo le ho chiesto: Anche se c'è un insulto, non ascoltate, a meno che vi aggrediscano fisicamente; se vi aggrediscono fisicamente, allora, difendetevi con tutta l'energia necessaria, e così si è fatto. (applausi).
Su, via, suonate la cornetta che non l'abbiamo sentito bene (suonano la cornetta). (Applausi) Sembra un treno, una locomotiva (suonano ancora la cornetta). Senti, non siamo adesso tra innings, siamo con la mazza in mano qui (risate e applausi). Te l'ho chiesto solo una volta, non suonarla più.
Si sono comportati con tutta l'educazione richiesta, hanno incoraggiato la squadra, erano trecento e sembravano mille. Inoltre, circa 3 000 residenti negli Stati Uniti, di diverse nazionalità, persino cubani, erano allo stadium e hanno tifato per noi.
Vi ho già detto che il pubblico è stato molto rispettoso; e nelle occasioni in cui alcuni tipi si sono lanciati al terreno per attuare delle provocazioni, il pubblico ha protestato. E' stato una stupidaggine, come sempre, di quei signori che credevano di guadagnare qualcosa facendo ciò e invece si sono guadagnati l'antipatia dei tifosi.
Il caso cui si è riferito il compagno è stato quello dell'umpire (arbitro, NdT.) della seconda base; uno di quei tipi, impazzito, si è diretto di corsa verso lui. Ci sono le immagini in giro. Nella trasmissione che abbiamo visto tutti qui, non appare la scena iniziale; ma dopo, la CNN, che aveva ripreso alcune immagini sul momento in cui il tipo sta per raggiungere l'umpire, le ha trasmesse. Dopo averle viste, noi abbiamo analizzato i fatti, cioè, il luogo esatto dell'incidente, l'atteggiamento aggressivo del tipo quand'è arrivato fin dove s'incontrava l'umpire, da dietro, con un cartello, - nelle immagini si vede il modo minacciante in cui s'avvicina all'arbitro di corsa con il cartello -, io stavo consigliando di pubblicarle e parlavo anche con lui perché le vedesse, e credo che la TV le abbia già trasmesso - quella parte in cui arriva il tipo, come s'inizia una specie di lotta grecoromana tra l'arbitro e il tipo. E sembra che il tipo conoscesse qualche arte di combattimento, perché a un certo punto si vede il provocatore che fa qualche mossa di quel genere; ma il nostro uomo è veloce e forse un vero prospetto in materia di judo, o di lotta grecoromana - non so cosa sarà - (applausi), ed è riuscito a levarselo di sopra, a controllarlo, nonostante essere abbastanza pesante il tipo, e a "collocarlo delicatamente (risate e applausi) sul pasto". Infatti, è stato molto elegante. L’aveva tra le mani, immobilizzato, non c'è stato un pugno, né un calcio, un vero campione dell'equanimità, sebbene io so che era, perché lo vedevo, veramente indignato e arrabbiato.
Non si può concepire che qualcuno entri nel terreno fino alla seconda base, dove c'era l'umpire, per aggredirlo lì. E se avesse portato solo un pezzetto di carta...Invece no, voleva praticamente stropicciargli in faccia il cartello, e ciò si vede chiaramente nella fotografia. Quanta equanimità ha avuto; quindi è riuscito a dominarlo e poi, delicatamente, ha consegnato alla polizia lo straccio che portava. Quello è stato l'incidente. Lui mi diceva perfino che la polizia non aveva fatto ciò che doveva. Io gli dicevo che doveva mettersi nei panni di quella polizia, la tolleranza che c’è sempre stata verso quella gente: si potevano buttare giù da qualsiasi parte e sorprenderli, non potevano impedire che facessero alcune di quelle stupidaggini, perché, insomma, è arrivato fino alla seconda base. Cosa ha fatto il pubblico? Ha protestato contro quel "cavaliere".
Spero ci siano delle buone fotografie dell'arte marziale con cui il nostro umpire ha imposto la disciplina proprio davanti all'aggressore. Credo che dopo, la polizia abbia ringraziato lui della collaborazione.
Gli atleti osservando, ma equanimi, compirono tutto come previsto. Gli Orioles hanno fiducia nei nostri umpires e ciò ci onora, perchè hanno visto al nostro umpire di home qui e hanno voluto che fosse anche l'umpire di home là. Perché? Per la serietà, l'imparzialità nelle decisioni. Hanno una grande fiducia nei nostri arbitri per la loro imparzialità, che è un principio del nostro sport.
E' stato l'unico incidente visibile in cui i provocatori hanno fatto il ridicolo. Non ci possono assolutamente incolpare, perché quell'umpire si è sentito minacciato proprio nella base dove deve lavorare. Non è stato nella prima base, né sulla terza base, ne sulla linea del right field o del left field, è stato nel centro del quadro.
Questa è la storia. Nella trasmissione televisiva si vede soltanto il momento in cui arriva, è troppo breve l'immagine. Tutto il combattimento, che invece è stato ripreso completo, dev'essere durato un minuto. Mi sembra che è durato almeno un minuto. Finché è stato ristabilito l'ordine e lui è ritornato al suo posto.
Ho saputo che la polizia ha arrestato un gruppo di quelli che si sono lanciati al terreno più di una volta. E' possibile che siano rilasciati presto, è ciò che meno importa, tuttavia un gesto tale è importante: arrestare quattro teppisti di quelli che infrangono tutte le norme e mettono in ridicolo le autorità, i dirigenti. Ciò non gli interessa.
Tutti coloro che erano lì volevano che la partita fosse un successo, volevano vedere uno spettacolo sportivo, comunque anche se gratis hanno visto uno di lotta libera in mezzo alla partita (Applausi). E'questa la storia.
Dobbiamo aggiungere altro. Voi avete visto che è stata una delegazione numerosa. Direte, quanti soldi ha speso il paese per enviare una delegazione tanto grande! Negli incontri con il signor Peter Angelos, che sempre ci ha offerto collaborazione, si dibatteva molto la destinazione dei guadagni. Finalmente abbiamo convenuto che ognuno avrebbe deciso sui propri guadagni, i nostri erano pochi, perché là il biglietto costa tantissimo. Quelli che costano di meno U$D 10, da 10 a 35 dollari i 48 mila posti, quindi soltanto per questa via riuscivamo a ottenere circa un milione di dollari. Poi c'erano tutti i guadagni derivati dalla pubblicità, dalle numerose reti televisive, spots, tutto; non c'era niente di ciò qui, non avevamo avuto neanche il tempo per prepararlo. Qui ciò che ha riscosso la TV, serviva appena per coprire le spese, ma lì le entrate erano elevate ed è stato convenuto che una parte degli utili sarebbe stata utilizzata per coprire le spese di viaggio della nostra delegazione, vale a dire che gli Orioles hanno pagato i costi dell'aereo, il viaggio di andata e ritorno, e la permanenza lì. Posso dirvi che i servizi di quel grande aereo sono costati circa 200 000 dollari. Loro hanno pagato, inoltre, tutte le spese dell'albergo e le altre che sono state fatte dalla delegazione a Baltimore, quindi non abbiamo speso nemmeno un centesimo nel viaggio di questa degna e numerosa delegazione. Nessuno s'immagini che il paese ha speso un centesimo.
Molto bene, hanno compiuto tutto in dettaglio, sono stati estremamente gentili, hanno invitato una delegazione di bambini sportivi, giocatori di baseball, di due categorie, di due età, per una partita. L'avete convenuto insieme o è stata una loro proposta quella di giocare mischiati tra loro? (gli dicono che è stata una loro proposta.) Sta bene che ci sia una competizione tra gli atleti già formati, ma tra i bambini non mi sembra fosse conveniente fare una squadretta di qua e un'altra di là. Mi è sembrata una buona idea che si mischiassero. Anche loro hanno portato qui i bambini e sono stati reciproci invitando i nostri.
Gli atleti degli Orioles sono stati amichevoli, rispettosi, decenti, con i membri della nostra squadra, si sono indignati con le provocazioni, soprattutto, quando c'è stato l'incidente provocato dall'invasione del terreno da parte del tipo che è arrivato fin dove s'incontrava l'umpire. Dobbiamo riconoscere tutto ciò. E penso che i tifosi degli Stati Uniti avranno avuto l'opportunità di vedere un grande spettacolo. In tutte le isole dei Caraibi, nel Centroamerica, è possibile che anche in Europa ci siano tifosi, in Italia, in Olanda, nel Giappone, immagino che in tutti quei paesi decine e decine di persone hanno visto questa storica partita.
Noi non siamo andati lì per cercare nulla, che sia chiaro: non abbiamo cercato né vantaggi economici, né politici di nessun tipo, nemmeno pubblicità. Non è possibile realizzare una maggiore pubblicità che quella che ci hanno fatta i nemici della Rivoluzione con le loro schiocchezze durante 40 anni. E' come un boomerang che si volge contro loro. Quando vengono qui e vedono una partita ed un popolo come quello che hanno conosciuto nella prima competizione, si sorprendono; quando conoscono la qualità, la condotta dei nostri atleti si sorprendono, e sentono ancora più rispetto verso il nostro paese.
Noi consideravamo quell'avvenimento, che si veniva organizzando da tanto tempo, un fatto positivo, costruttivo, pacifico e così è stata la partita di ieri.
Non dobbiamo vantarci del successo, perché abbiamo affrontato un'eccellente squadra, con grandi battitori; uno di essi nella scorsa stagione ha battuto 50 home runs. E' una squadra forte, di grande forza nella battuta, e di tanti ottimi lanciatori; hanno lottato bene quanto noi e, in questo caso, superando enormi difficoltà -di cui vi ho già parlato- abbiamo ottenuto una convincente vittoria.
Che dimostra ciò? che non possiamo accomodarci, che stiamo appena cominciando, che bisogna formare ancora più atleti, perfezionare le nostre qualità, le nostre abilità, le nostre capacità in questo sport, e sebbene tutti gli sports sono stati motivi di soddisfazioni per il nostro paese, in questo caso in particolare, i nostri atleti e i loro accompagnatori sono stati i protagonisti di un avvenimenti veramente storico in tutti i sensi, e ciò che dobbiamo rilevare di questo incontro è che è stato un fatto costruttivo, un esempio di attività pacifica e civile.
Dovrà passare molto tempo prima che siano superate le contradizioni con quel paese; tuttavia, è molto importante che quel paese ci rispetti, che impari a rispettarci.
Recentemente abbiamo sostenuto una difficile battaglia là, a Ginevra, dove loro hanno ottenuto una vergognosa vittoria di Pirro; alcune ore prima della votazione Cuba aveva all'incirca 5 voti più di loro. L'ultima sera e la notte, quando stavano per soffrire una umiliante sconfitta, di cui erano consapevoli, sono stati costretti ad esercitare brutali pressioni su numerosi paesi del terzo mondo, il cui risultato è stato che cinque dei paesi che pensavano votare a nostro favore si sono astenuti e uno che pensava di astenersi ha votato contro. Ciò, insieme all'appoggio unanime di tutti i paesi membri della NATO e di alcuni altri incondizionali alleati, ha determinato la diferenza di un voto a loro favore che è stato decisivo. Cito questo soltanto a modo di esempio, voi conoscete il rispetto per Cuba, l'appoggio a Cuba che c’ è nel mondo.
Penso che in questo momento sia più importante che mai la realizzazione di eventi come quello di ieri a Baltimore, che possano servire d'esempio, d'ispirazione e di dimostrazione che agendo in modo responsabile e ragionevole si possono raggiungere progressi, si possono dare passi importanti in favore dell'intesa, il rispetto e la pace tra i popoli.
Questo è un evento sportivo, ed ha l'importanza che vi ho spiegato rispetto ai concetti, alle idee.
C'è un altro conflitto molto più importante. In questo momento in Europa stanno accadendo brutali attacchi aerei, brutali e distruttivi, nel proprio centro dell'Europa, che seminano desolazione, morte e terrore in una popolazione di milioni di persone. Ha inasprito i conflitti religiosi ed etnici in modo tremendo, che insieme al terrore delle bombe e alla guerra stanno generando emigrazioni massive di centinaia di migliaia di uomini, donne e bambini. La realtà è che alle soglie del prossimo millennio, l'Europa, anzi la NATO e i suoi membri, compresi gli Stati Uniti, sono impegnati in ciò che si può definire, gli piaccia o meno, genocidio, perché, tagliare l'elettricità e il riscaldamento in inverno, in solo una notte, ad un milione di persone; interrompere le comunicazioni e distruggere tutte le fonti di energia e di trasporto; distruggere i centri civili che offrono servizi vitali a tutta la popolazione e rovinare tutti i mezzi di vita creati da una nazione, e, al tempo stesso, nella loro furia distruttiva, per sbaglio o per irresponsabilità, uccidere direttamente o ferire miglia di civili mentre distruggono i mezzi d'informazione e intensificano la guerra psicologica cercando di fare loro arrendere mediante tecnologie e bombe, cioè senza possibilità di risposta, è un grande genocidio.
L'Europa è coinvolta in un conflitto pericoloso perfino per la propria Europa e per il mondo. Si sta creando un gravissimo precedente di disubbidienza alle leggi internazionali e all' Organizzazione delle Nazioni Unite, che rende ancora più difficile la situazione.
La nostra opinione è che in tale situazione solo è possibile una soluzione politica, non militare, sulla base del rispetto ai diritti umani di tutte le nazioni della regione, alle loro religioni, alle loro etnie e culture; una soluzione per i serbi e per i kossovari. Sono assolutamente convinto che mediante la forza non si risolverà il problema. Ho la più assoluta convinzione che tutte le tecnologie militari si frantumeranno contro la volontà di resistere di qualunque popolo deciso a lottare. Ho la convinzione, come ce l'ho nei confronti del nostro popolo, che nessuna potenza, per quanto forte, potrà far arrendere un popolo disposto a lottare.
Gli attaccanti della Serbia hanno pensato che sarebbe stato facile, una avventura di solo tre giorni e che i serbi dopo le prime bombe si sarebbero arresi. Sono passati più di 40 giorni, sono state lanciate migliaia e migliaia di bombe, e noi che abbiamo lì tre rappresentanti diplomatici di Cuba, con un telefono cellulare -l'unica comunicazione - per farci sapere cosa accade a Belgrado ogni giorno, non percepiamo alcun sintoma d'indebolimento della loro volontà di lotta; ci spiegano la straordinaria morale del popolo serbo in generale e del popolo di Belgrado in particolare, dove continuamente gli aerei passano volando a bassa altezza, intronando il cielo, seminando il terrore, traumatizzando bambini - centinaia di migliaia e milioni di bambini e adolescenti, forse per il resto della loro vita - giovani, donne e anziani, a causa dello strepito delle bombe e gli attacchi incessanti che diventano ogni giorno più violenti. Ribadisco ancora una volta che seguendo tale via non risolveranno il problema. Sono convinto che a tutti loro non resta altra alternativa che la ricerca della soluzione politica, e ciò è possibile usando un po' di senso comune e di razionalità.
Quando abbiamo visto che s'iniziavano quegli attacchi, abbiamo capito subito che sarebbero stati inutili e che avrebbero provocato una catastrofe.
Conosciamo la storia della Seconda Guerra Mondiale, l'invasione della Iugoslavia dalle truppe naziste e come hanno resistito per anni. Adesso gli attaccanti non vogliono neanche impegnare le truppe terrestri, perché credono che le bombe intelligenti e i missili comandati risolvono il problema, e il problema non si risolve con i missili, né con bombe, nemmeno con truppe terrestri, perché un popolo deciso a lottare, lotta ovunque e da tutte le direzioni, ogni casa può diventare una fortezza, ogni uomo o donna può trasformarsi in un combattente isolato; non è un problema di divisioni corazzate, né di gruppi di artiglieria, né di flotte navali e aeree.
Noi sappiamo molto bene come dobbiamo svolgere la lotta nel nostro paese in condizioni simili e qui milioni di persone lo sanno, nessuno di quei procedimenti servirebbe a nulla. Questo paese non lo può conquistare nessuno, nessuno può conquistare un paese disposto a lottare. E' un errore. E' già successo con il Viet Nam e si sono convinti soltanto dopo aver perso 50 000 uomini, dopo aver ucciso 4 milioni di vietnamita. Ebbene, lì hanno una situazione simile che può diventare più dificile se i serbi di tutte le parti decidono di essere solidali con i serbi della Serbia. In tali circostanze, la situazione politica della Russia diverrebbe insostenibile perché i legami etnici tra entrambi i popoli sono forti.
Gli altri popoli ne trarranno le prorie conclusioni. Immagino che anche i russi, considerando tutto quanto è accaduto loro e tutto quanto può accadere nell'avvenire, guardando come piombano le bombe di una alleanza militare ogni giorno più arrogante, superba, e infuriata dalla resistenza che non immaginarono. L'Europa e la NATO sono diventati ostaggi di un fattore soggettivo: la decisione che adottino o meno i serbi, è da supporre che non essendo proclivi ad arrendersi dopo la totale distruzione del loro paese decidano di resistere fino alla fine. Per noi era ovvio che sarebbe accaduto ciò che sta accadendo oggi. E questo non significa essere contro i diritti di qualcuno, appoggiamo tanto i diritti dei serbi quanto quelli dei kossovari.
Quando recentemente ci è stato informato che accoglierebbero 20 000 rifugiati del Kossovo nella base navale di Guantánamo siamo stati d'accordo subito, e credo sia stata l'unica volta nella vita in cui siamo stati d'accordo con qualcosa fatta dagli Stati Uniti in quella base: non è che richiedessero della nostra autorizzazione e del nostro permesso per farlo, in realtà hanno avuto la semplice gentilezza d'informarci che pensavano di fare ciò e hanno spiegato gli scopi, che sarebbe stato per un periodo de tempo limitato mentre cercavano di risolvere il conflitto, ecc., e ciò che non si aspettavano - non conoscono questo nostro paese - è stata la nostra risposta: non soltanto siamo d'accordo con la vostra decisione di accogliere 20 000 rifugiati del Kossovo, o ancora di più, siamo perfino disposti a collaborare il possibile nell'assistenza di quei rifugiati, a offrire i nostri servizi ospedalieri, se fossero necessari, medici, qualunque aiuto possibile.
Alla fine non li hanno inviati ed è stato intelligente ripensarci perché si sarebbero guadagnati molte critiche, perché in realtà nessuno di quelli della NATO, che tante bombe hanno lanciato là, vuole veramente accogliere i rifugiati. C'è molta xenofobia ed egoismo in Occidente. Hanno detto che accoglierebbero 80 000 o 100 000 rifugiati e hanno ricevuto soltanto poche migliaia, perché non vogliono avere rifugiati kossovari nei loro territori, non hanno fatto niente significativo. Era un errore politico; ma ci hanno informato e abbiamo detto: d'accordo.
Vi dirò di più; c'è un'istituzione umanitaria internazionale che si dedica all'attenzione dei rifugiati, si chiama Comunità di Sant'Egidio, che ha rapporti con la Chiesa Cattolica e lavora molto nelle attività di supporto ai rifugiati ogni volta che ci sono problemi.
Noi che condanniamo con energia i brutali e micidiali attacchi contro la popolazione di Serbia, condividiamo, tuttavia, le sofferenze delle centinaia di migliaia di rifugiati che sono il risultato di diversi fattori, non soltanto storici, di lunga data, ma anche della disintegrazione della Iugoslavia, che ha vissuto in pace durante 40 anni dopo la Seconda Guerra Mondiale.
Coloro che hanno disintegrato la Iugoslavia e attizzato i conflitti nazionali etnici e religiosi sono in gran parte responsabili di quanto sta accadendo là adesso; la responsabilità dell'Europa in questo processo è conosciuta da molti dei suoi statisti e uomini pubblici. Coloro che adesso hanno accordato in modo irresponsabile di utilizzare tutta la loro immensa e sofisticata tecnologia militare contro ciò che rimaneva dell'antica Iugoslavia, hanno una responsabilità molto grande nei confronti di quanto sta accadendo e delle sofferenze delle centinaia di migliaia di rifugiati.
Quando parliamo di soluzioni, ci riferiamo a soluzioni per tutti: per i rifugiati, per i cittadini del Kossovo, per i serbi che vivono lì e per altre nazionalità, e per tutte le nazioni che integrano oggi quel che resta della Iugoslavia. Vale a dire, dal punto di vista umano siamo solidali con tutti quelli che soffrono lì, e in modo tale, che alla Comunità di Sant'Egidio, i cui dirigenti ci hanno visitato alcune settimane fa, nei primi giorni di aprile, e ci hanno spiegato ciò che stavano facendo per assistere e aiutare quei sofferenti rifugiati, con l'aiuto di circa 30 medici - ebbene, ciò che vi dirò non è stato reso pubblico e lo dirò per la prima volta qui, è sucesso settimane fa -, abbiamo detto: sentite, non abbiamo molte risorse, ma abbiamo un capitale umano. Se per assistere le centinaia di migliaia di rifugiati che vivono in precari accampamenti sono necessari medici, il nostro paese sarebbe disposto a collaborare con l'invio di 1 000 medici, in modo assolutamente gratuito, per assistere i rifugiati kossovari (Applausi).
Sappiamo, per nostra lunga esperienza, che la lingua non è ostacolo in tali casi. Un bambino di sei mesi non parla alcuna lingua e, tuttavia, può essere perfettamente assistito da un medico. Questa offerta l'abbiamo comunicata alla direzione della Comunità di Sant'Egidio esattamente la notte del 5 aprile, cioè, 12 giorni dopo l'inizio degli attacchi della NATO.
Voi conoscete la forza del settore medico nel nostro paese, soprattutto adesso che i nostri medici, in numero crescente, offrono i loro servizi nei luoghi più incredibili. I realtà, io vorrei che i giovani potessero avere un'idea delle condizioni in cui lavorano i medici cubani in Centroamerica, per fare un'esempio, potremmo paragonarli ai nostri degni atleti che hanno rinunciato a decine di milioni di dollari; vorrei raccontare ciò che fanno quei sacrificati medici in luoghi isolati, dove tante volte non c'è l'elettricità, non ci sono comunicazioni, non c'è niente, dove solo una volta tanto può giungere una lettera; di come i nostri medici hanno assunto i problemi della comunità quali propri e quali sono i servizi che offrono, compensati soltanto da qualcosa che rende loro molto felici: la riconoscenza e la gratitudine della popolazione che assistono.
Ho parlato con alcuni di loro e quando si ha l'opportunità di conoscere esempi di questa natura ci si rende conto di ciò che è capace l'essere umano quando si fanno crescere in lui i migliori sentimenti e qualità, come nel caso dei nostri medici che offrono i loro servizi in Centroamerica, Haiti, Africa, e degli altri che partiranno per altri luoghi.
In occasioni, abbiamo detto a modo di esempio del capitale umano creato dalla Rivoluzione, che se alcuni paesi industrializzati e ricchi si unissero per trovare 2 000 volontari per andare a lavorare in quei luoghi isolati, non riuscirebbero a trovarli. Mi permetto di affermare ciò in modo assoluto. Gli Stati Uniti non potrebbero riunire 2000 medici volontari per andare a lavorare là dove lavorano i nostri. Dico questo perché, infatti, colpisce e impressiona conoscere in dettaglio ciò che stanno facendo quei medici.
Questa è la ragione per cui il nostro paese può parlare di 100, 200, 500 e di 1 000 medici, perché sono certo che se fosse necessario subito non mancherebbero i volontari disposti ad andare in Albania, Macedonia, in qualunque luogo ci siano dei rifugiati, e perfino lì, nel Kossovo, perché c'è qualcosa che non è mai mancato, né mancherà mai qui: il coraggio (applausi), e noi l'abbiamo già visto.
Quando dicono ad un cubano: senti, ci sono due posti dove puoi andare a lavorare. Là c'è maggior pericolo che qui. Quale preferisci? Subito risponde: là. Questa è la nostra tradizione di eroicità. E ciò avviene non soltanto con gli uomini, anche con le donne. Molti dei medici che sono in quei luoghi sperduti sono donne.
Sono state anche in Nicaragua, voi lo ricordate, 2000 maestri nelle più recondite montagne. Ciò non sarà mai dimenticato, e adesso, in occasione dei programmi medici del nostro paese all'estero, il sindacato della sanità ha consegnato alcuni libri dove sono raccolte le firme di oltre 300 000 lavoratori della sanità, medici, infermieri, tecnici, perfino di coloro che lavorano nei servizi e nelle attività ospedaliere, espressando la loro disponibilità di offrire i loro servizi ovunque sia necessario. E ciò non danneggiarà per niente la nostra sanità.
Possiamo dire con orgoglio che già funziona la nostra Scuola Latinoamericana di Medicina, che riceverà ogni anno 1250 studenti dell'America Latina (applausi), una grande parte dei quali provengono di zone indigene., di luoghi poveri.
L'offerta di borse per realizzare studi in tale scuola ha causato commossione in alcuni paesi. Molta gente s'interessa, la visita, ancora non è stata inaugurata e sono certo che sarà un'ottima scuola, capace di trasmettere i concetti cubani sul ruolo del medico e il carattere della missione del medico. Ciò è fondamentale; inoltre, giovani provenienti da tutte le parti di America Latina si conosceranno.
Le notizie che abbiamo sulla scuola sono veramente buone, ed ho la speranza che gli studenti che lì studieranno, saranno migliori dei cubani, perchè i cubani, in un modo o in un altro, si sono già abituati a ricevere borse ed avere possibilità di ogni tipo, e i ragazzi che sono lì, provenienti da regioni molto umili, molto povere, figli di famiglie molto povere, non sognarono o forse soltanto sognarono l' opportunità di realizzare studi di medicina. E la medicina del nostro paese ha un grande prestigio, un prestigio che cresce nel mondo.
Loro saranno migliori studenti che i nostri, e ciò ci da soddisfazione, perché così dev'essere; loro saranno portatori di un concetto del dovere del medico quale guardiano della salute, un missionario della salute e la vita. A volte ho usato un termine ecclesiastico per riferirmi ad esso: un sacerdote della salute e della vita. Perciò possiamo avere l'assoluta e completa certezza di fare oggi quanto una nazione di quasi 300 milioni di abitanti non potrebbe fare: trovare 2 mila volontari per realizzare ciò che facciamo noi.
Quanti ne può mobilitare il nostro paese? Se fossero soltanto 2 mila, che è stata la quantità che abbiamo offerto a Centroamerica -non sono ancora tutti lì, ciò esige tempo, non dipende da noi, ma di loro, devono creare le condizioni, se dipendesse da noi ormai sarebbero tutti lì- enviamo 2 000 adesso e in agosto si laureano 2 500. E la fabbrica per produrre medici, e bravi medici, è qui nelle nostre mani, nelle 21 facoltà di medicina di cui nessuna è stata chiusa, neanche durante il periodo speciale e che adesso sono diventate
22, considerando la Latinoamericana (applausi). Un potenziale tremendo, non solo sportivo, ma anche scientifico e medico.
Mi sono permesso di spiegarvi questo perché, sebbene condanno energicamente, sin dal fondo della mia anima, il crimine che oggi si sta commettendo contro una nazione, condivido e difendo i diritti di tutti coloro, che per una o altra causa, vengono sottomessi a terribili sofferenze. Serva questa occasione per confermare la nostra disponibilità all'invio di medici necessari in tutti gli accampamenti di rifugiati kossovari fintanto chè non ritorneranno al loro paese, e quando arriverà quel giorno - non abbiamo dubbi che arriverebbe presto se si cercasse senza superbia, né prepotenza, la soluzione politica - , siamo anche disposti a camminare con loro per aiutarli nella ripresa e nella sistemazione del territorio. Questa è l'idea finale che volevo dire.
Come consideriamo e vogliamo che consideriate l'incontro e il successo sportivo che celebriamo oggi? Come un fatto costruttivo, un esempio che dovrebbe incentivare la ragione e la responsabilità di coloro che hanno la soluzione nelle loro mani. La nostra piccola dimostrazione, il nostro piccolo incontro là, a Baltimore, amichevole, pacifico, nonostante le enormi diferenze che abbiamo con quel paese, è anche in tale senso un avvenimento storico. Perciò non potevamo incrociare le braccia quando passata la mezzanotte si è conclusa la partita in quel modo; là sono state dimostrate tante cose che hanno rafforzato la nostra convinzione che in questo campo continueremo andando avanti, e che incontreremo altre occasioni per congratularci con i nostri atleti, in questo ed in altri sports, allora abbiamo pensato: questo non può rimanere così, semplici complimenti tramite il giornale ai nostri atleti e niente altro.
Era l'una di notte, era appena finita l'immensa manifestazione del primo maggio e doveva essere un giorno di studio e di lavoro, ciò nonostante abbiamo detto: dobbiamo ricevere gli atleti (applausi). In due ore si è organizzato il ricevimento, tutte le forze si sono mobilitate, i lavoratori, le organizzazioni di massa, il Partito, nessuno ha dormito; Lazo (Esteban Lazo, primo segretario del partito comunista della provincia Città dell'Avana, NdT.) non ha dormito nemmeno un secondo, né i dirigenti del partito, né quelli delle organizzazioni. La formidabile macchina che è questo popolo unito si è messa in moto ed in pochi minuti ha mobilitato chissà quanta gente.
Noi siamo partiti dall'aeroporto prima che gli atleti per arrivare in anticipo all'Università e c'era un mare di popolo lungo tutto il corso, non sapevamo come farcela ad arrivare fin qui, infatti, hanno mobilitato un mare di popolo. E qui non si sa, non si vede la quantità di pubblico, non è come nella Piazza, perché qui io non vedo coloro che sono situati dopo il primo livello della scalinata. E' proprio brutto parlare con persone che non si vedono, perché se si distraggono e sono visibili allora si può fare a loro un gesto, metterli un po' in imbarazzo e ristabilire così l'ordine, il silenzio, come quello che c'è adesso qui.
Vi chiedo di perdonarmi perché vi ho fatto passare tanto tempo sotto questo sole, ma mi sembra che ne valga la pena (applausi ed esclamazioni di "Fidel, Fidel!").
Gli atleti sentono un grande desiderio di riunirsi con i loro familiari. Da qui, partiranno verso la villa a prendere alcune cose e dalla villa andranno alle loro case. Sono già impegnati, oggi è 4 maggio, fra quindici giorni, più o meno il mercoledì, tutta la truppa dovrà riunirsi ancora per iniziare a lottare per un posto nel team Cuba.
Ancora non è stata scelta la squadra nazionale e i candidati sono tanti, ma cominceranno a prepararsi appena finiscano di riposare.
Veramente, dobbiamo congratularci con la città dell'Avana, ha imposto un record -anche se non ci aspettavamo altro- . Credo che non è mai stata organizzata una manifestazione tanto grande in così breve tempo. Gli operatori dell'ICRT (Istituto Cubano di Radio e Televisione, NdT.) all'alba, sono andati di corsa a svegliare il Rettore dell'Università e a tutti gli altri; anch'io ho svegliato alcune persone, le ho incontrate ancora mezzo addormentate ma espressando la loro allegria per la vittoria e ho detto: aspettate un attimo, il problema è che dobbiamo muoverci. Dobbiamo chiamare tutti i giornalisti, le reti televisive, la radio, il programma mattinale di televisione, in poche ore abbiamo mobilitato una quantità enorme di persone. Prima abbiamo pensato di riunirci nella Piazza della Rivoluzione, però è troppo grande, ed installare lì, in breve tempo, tutti gli impianti tecnici necessari non era possibile.
Forse avrebbero dovuto sistemare questa tribuna da qualche altra parte, magari più alto, per riuscire a vedere coloro che sono dietro di voi. Io non riesco a vedere la strada là sotto.
Avevano prima pensato di portare i ragazzi della scuola "Lenin" non so dove e poi Lazo ha deciso di portarli qui dove sarebbero in prima fila (applausi). Sono proprio contento di vedervi qui. Mi congratulo con voi anche per la manifestazione del Primo Maggio; era impressionante la marcia massiva della scuola (applausi). Perciò nessuno può accusarci di sognatori. Sí, dobbiamo essere sognatori, dobbiamo sognare cose, ma, al tempo stesso, dobbiamo realizzare le cose sognate.
Ricordo quel sogno di costruire una scuola come questa, con capacità per 4 500 allievi, alcuni anni fa, quando abbiamo scelto il luogo, quando abbiamo organizzato le brigate di costruzione, quando sono stati fatti i progetti per la scuola che sarebbe costruita lì, accanto al Giardino Botanico e vicino al parco "Lenin", e vi posso assicurare che questa scuola -e lo dico con assoluta franchezza- è ancora migliore di quella che abbiamo un giorno sognato (applausi). E vogliamo vedervi sempre all'avanguardia e sempre in prima fila. Sarebbe stato un grosso sbaglio di Lazo se vi avesse disturbato portandovi là, lungo la autostrada, invece di portarvi qui, in prima fila, quali studenti di rilievo (applausi).
Non c'è un luogo migliore per rendere omaggio ai nostri eroici atleti che questa scalinata universitaria, dove sono state iscritte tante pagine della storia del nostro paese; qui, accanto all'Alma Mater, in questa università di Mella e di José Antonio Echeverría (entrambi dirigenti rivoluzionari dell'organizzazione studentesca universitaria in diversi periodi anteriori alla Rivoluzione, NdT.), in questa università di combattenti eroici. Non c'è posto più simbolico dove portare e depositare la bandiera.
Se coloro che debbono prendere la decisione mi permettono, vorrei fare una proposta: che questa bandiera sia conservata in questa collina universitaria (applausi).
E tutto ciò che loro hanno fatto ieri, tutto quanto avete visto ieri, dimostra che quando noi diciamo: Socialismo o Morte!, Patria o Morte!, Vinceremo!, stiamo dicendo la verità.
(Ovazione.)